Ora è milionario con pochi euro investiti in bitcoin
Sussi: «Non li vendo, il valore aumenterà ancora»
Tre anni fa raccontò del suo investimento in bitcoin, quando la criptomoneta valeva un dollaro. Oggi il bitcoin ha un valore che si aggira sui 10 mila dollari e l’investimento dell’imprenditore di Cologne vale milioni di dollari. «Non penso proprio di vendere — dice l’investitore — Questa moneta salirà ancora».
Da zero a diecimila dollari in otto anni. Il bitcoin, prima, principale e più discussa criptovaluta mondiale, ha toccato ieri il nuovo picco massimo di valore sfondando quota 10.000. Si è detto che è una bolla, che è tutta speculazione, che manca un sottostante, che sono poco liquidi. C’è del vero, anche se sono sempre più liquidi e spendibili, e chi ci ha creduto tenendoseli ben stretti ha fatto il colpo della vita. Tre anni fa, Riccardo Sussi, imprenditore di Cologne, raccontò proprio al Corriere di aver comprato qualche migliaio di bitcoin quando stavano a un dollaro: «Male che vada li rivendo prossimi allo zero e non ci perdo nulla», diceva. Era un periodo di magra per la moneta virtuale, le quotazioni scendevano e pure il mondo accademico dava la criptovaluta alla frutta. Lui ha tenuto duro e ha fatto l’affarone.
«Molti si sono fatti ingolosire vendendo a mille, duemila, tremila dollari. Ora siamo sopra 10.000 dollari a bitcoin: ho avuto ragione». È raggiante: anche se ha smobilitato una parte di quell’investimento, resiste stoicamente alla tentazione di incassare e fare il classico botto. «Una parte è stata disinvestita mentre c’erano i vari salti. Oggi ne ho ancora molti e non li vendo più». Potrebbe farlo e girare in Ferrari. «Sono contento della mia vita e questo è un investimento sul lungo termine, perché dovrei venderli se non ho bisogno urgente? Nessuno sa cosa può accadere ma fermare il sistema bitcoin è ormai impossibile (la capitalizzazione della moneta è superiore a quella di Amazon n.d.r.) e pure minarli sta diventando antieconomico». Grandissima domanda e offerta ridotta, anzi, finita: per comprarne uno servono 10.500 dollari e il mining, cioè la creazione della moneta tramite «ricompensa» per fornire la potenza del proprio processore al sistema, è ormai un affare che richiede centinaia di computer di ultima generazione e dispendi di corrente che rendono proibitiva la questione.
«Chi ci ha pensato due anni fa e ha investito nell’attrezzatura è tornato nell’investimento, guadagnandoci, ma oggi l’attività domestica non ha più senso». A Brescia ci ha creduto anche Luca S., esperto di network marketing. «Me ne sono interessato due anni fa, viste le quotazioni è stata un’ottima idea e ora non li vendo». Non solo bitcoin. «Consiglio di investire in criptovalute, anche in quelle meno note, perché sono degli universi finiti. Inizialmente la creazione è rapida ed economica, poi il “mining”, cioè l’estrazione, diventa sempre più costosa. Oggi per avere dei bitcoin in ricompensa servono più computer che lavorano per mesi, 24 ore al giorno, a fare calcoli. Si fa solo in alcune aree rurali dell’Asia dove il costo della corrente è molto ridotto». Uno studio di Digiconomist ha stimato che il dispendio energetico annuo per la generazione di bitcoin è di 30,14 terawattora. Tutta l’Irlanda, in un anno consuma 25 terawattora.