Camusso, lavoro e pensioni: mai arrendersi
«In piazza per pensioni, sviluppo e lavoro»
La segretaria generale della Cgil Susanna Camusso fa tappa a Brescia, in un auditorium della Camera di Commercio colmo, a poche ore dalla mobilitazione di domani su previdenza e il lavoro. E invita a osare: «Chiediamo di più».
La segretaria generale della Cgil Susanna Camusso fa tappa a Brescia, in un auditorium colmo della Camera di Commercio, a poche ore dalla mobilitazione di domani mattina sulla previdenza e il lavoro, quando ci saranno cinque manifestazioni a livello nazionale (per il Nord a Torino: 12 i pullman che partiranno dal piazzale Iveco). Il tavolo col Governo è arrivato a un punto morto, il lavoro di tessitura degli ultimi mesi con Cisl e Uil è oggi un po’ sfilacciato. Camusso questo lo sa e, quasi a rispondere alla segretaria Cisl Furlan che a Brescia era passata la scorsa settimana, dice: «Sappiamo che essere divisi non ci rafforza, ma non ci si può nemmeno rassegnare. Come sindacati avevamo un impegno sottoscritto col Governo, che poi lo ha negato. Ma non si può dire “mi accontento” dopo che un Governo viene meno ai patti, ne va della tua stessa credibilità».
Camusso respinge la narrazione che vuole il sindacato vicino ai vecchi a discapito dei giovani: «Raccontano i giovani come se fossero in una bolla, in un eterno presente, come se i giovani non dovessero essere interessati a quando andranno in pensione».
Il tema, per Camusso, è esattamente questo: «Il nostro faro è sempre quello della ricomposizione del lavoro, a questo lavoriamo, questo dice la nostra Carta dei diritti. Noi pensiamo che la previdenza sia un pezzo fondamentale del nostro welfare e che debba essere equo: le attuali norme non lo sono. E in piazza noi ci andiamo anche per sviluppo e occupazione». Camusso teme che lo «sconfittismo», l’accontentarsi comunque, possa portare solo a un ulteriore deterioramento di diritti, condizioni di lavoro e redditi. E, a chi osserva che con la ripresa le cose stiano andando un po’ meglio per occupazione e salari, replica: «A maggior ragione perché c’è un po’ di crescita si deve osare di più, non certo di meno». Niente di nuovo peraltro, come insegnano i manuali di economia e storia. Camusso sa che la manifestazione di domani sarà complicata: «Dieci giorni per organizzarla sono pochi, ma quella di domani è solo la prima mobilitazione sul tema, altre ne verranno». Rivendica l’autonomia del sindacato: «Non stiamo certo pensando alla campagna elettorale, non facciamo sponda a nessuno». Richiama le vertenze attuali. «C’è una polarizzazione sempre più spinta, un quadro in profonda trasformazione rispetto al quale noi diciamo si debbano dare risposte». A tutti, giovani e anziani.