Storie, luoghi, persone: la mappa delle Culture ha già 170 segnalazioni
Luoghi, storie, personaggi. Che fanno parte della memoria singola o collettiva dei bresciani. Perché ognuno dei trentatrè quartieri cittadini ha una sua Spoon River e narrazioni inaspettate. Raccoglierle, ordinarle, approfondirle, è lo sfidante percorso iniziato l’ 8 novembre dall’ Urban Center di Brescia con il progetto «Mappiamo le Culture, luoghi e protagonisti per una città che sta cambiando». E sono già oltre 170 le persone che hanno partecipato ai primi quattro laboratori (zona centro, nord, ovest ed est). Centinaia le cartoline rosse, blu e verdi compilate. Con le quali si chiede di segnalare (nell’ordine) le esperienze culturali ritenute più significative, i protagonisti (che siano singoli soggetti od associazioni) della cultura, ed i luoghi significativi. L’ultimo incontro con i quartieri si terrà mercoledì 6 dicembre in zona sud, al centro culturale del Villaggio Sereno (Traversa XII, 58).
Un’operazione da antropologia culturale, dove per Cultura non si intende solo il libro, la mostra, la chiesa, il quadro, il palazzo storico. Ma singoli aspetti della vita. «Un’indagine conoscitiva del sistema culturale bresciano che, con modalità partecipative, vuole ricercare e mappare i luoghi e i protagonisti che possono essere riconosciuti come centri di cambiamento nella città di Brescia» si legge nella presentazione ufficiale dell’iniziativa promossa dagli assessorati Urbanistica e Cultura e sviluppata da Elena Pivato e Giovanni Chinnici di Urban Center e da Marco Tononi dell’Università degli Studi di Brescia. Iniziativa che rientra nel più ampio progetto di «Moving Culture-Brescia, Culture in Movimento» finanziato da un bando Cariplo e che vede l’adesione — oltre all’Urban Center e al dipartimento di Economia e management — anche di Comune, fondazione Micheletti, Università Cattolica, fondazione Brescia Musei, Brescia Mobilità, AmbienteParco (con il sostegno di fondazione Asm).
Il percorso di indagine è partito dal coinvolgimento dei quartieri: ad ottobre Urban Center (che ha sede al Mo.Ca) ha incontrato tutti i presidenti dei consigli di quartiere per chiedere loro una collaborazione attiva. Quindi sono partiti gli incontri, dove i responsabili dell’Urban Center spiegano la finalità del progetto per poi procedere con le attività di laboratorio. I partecipanti vengono divisi in gruppi che ragionano e si confrontano sul loro vissuto e su quello collettivo. Le associazioni ed i personaggi segnalati sono quelli che, secondo i presenti, hanno contribuito «alla trasformazione della città o possono essere riconosciuti come motori di un’innovazione in ambito culturale». Per i luoghi del cambiamento si intendono «quegli spazi da cui si può generare una trasformazione della città o un processo di innovazione in ambito culturale». Ci sono parchi, piazze, edifici abitati o dismessi, ma simbolo di qualche cambiamento.
«Sta uscendo un magma variegato di segnalazioni. Come nelle nostre aspettative, stiamo raccogliendo segni di cultura tangibile ma anche intangibile» anticipa Giovanni Chinnici di Urban Center. Ad esempio: nell’incontro del 22 novembre in zona Ovest gli abitanti di Urago Mella hanno chiesto che sia valorizzata di più la loro Pieve ma anche le trincee della Prima austriache della Guerra Mondiale sulla collina dei Campiani. I personaggi spesso sono quelli che rimbalzano nella tradizione orale dei racconti, che amplificano vizi e soprattutto virtù. «Può esserci la figura del reduce di guerra come quella dell’anziana conosciuta per particolari doti culinarie; l’osteria che non c’è più o la strada che ricorda fatti di cronaca» aggiunge Chinnici.
Altre segnalazioni verranno raccolte grazie a quattro urne che nei prossimi giorni verranno fatte girare tra le varie biblioteche della città. E dove chiunque potrà inserire una delle 6mila cartoline prestampate con le proprie segnalazioni. Poi ci sarà anche un momento di incontro dialettico con i portatori d’interesse istituzionali, a partire dalle associazioni culturali. Da gennaio a marzo si procederà alla valutazione degli esiti ed all’elaborazione dei risultati. Le informazioni raccolte diventeranno patrimonio collettivo, «per continuare a lavorare e dibattere sulle diverse anime e vocazioni culturali della città di Brescia». Un gomitolo di storie e ricordi che, con afflato strutturalista, legano in un’enorme rete i singoli alla collettività. Levi Strauss (l’antropologo, non quello dei jeans) ne sarebbe entusiasta.