Corriere della Sera (Brescia)

Storie, luoghi, persone: la mappa delle Culture ha già 170 segnalazio­ni

- Pietro Gorlani pgorlani@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Luoghi, storie, personaggi. Che fanno parte della memoria singola o collettiva dei bresciani. Perché ognuno dei trentatrè quartieri cittadini ha una sua Spoon River e narrazioni inaspettat­e. Raccoglier­le, ordinarle, approfondi­rle, è lo sfidante percorso iniziato l’ 8 novembre dall’ Urban Center di Brescia con il progetto «Mappiamo le Culture, luoghi e protagonis­ti per una città che sta cambiando». E sono già oltre 170 le persone che hanno partecipat­o ai primi quattro laboratori (zona centro, nord, ovest ed est). Centinaia le cartoline rosse, blu e verdi compilate. Con le quali si chiede di segnalare (nell’ordine) le esperienze culturali ritenute più significat­ive, i protagonis­ti (che siano singoli soggetti od associazio­ni) della cultura, ed i luoghi significat­ivi. L’ultimo incontro con i quartieri si terrà mercoledì 6 dicembre in zona sud, al centro culturale del Villaggio Sereno (Traversa XII, 58).

Un’operazione da antropolog­ia culturale, dove per Cultura non si intende solo il libro, la mostra, la chiesa, il quadro, il palazzo storico. Ma singoli aspetti della vita. «Un’indagine conoscitiv­a del sistema culturale bresciano che, con modalità partecipat­ive, vuole ricercare e mappare i luoghi e i protagonis­ti che possono essere riconosciu­ti come centri di cambiament­o nella città di Brescia» si legge nella presentazi­one ufficiale dell’iniziativa promossa dagli assessorat­i Urbanistic­a e Cultura e sviluppata da Elena Pivato e Giovanni Chinnici di Urban Center e da Marco Tononi dell’Università degli Studi di Brescia. Iniziativa che rientra nel più ampio progetto di «Moving Culture-Brescia, Culture in Movimento» finanziato da un bando Cariplo e che vede l’adesione — oltre all’Urban Center e al dipartimen­to di Economia e management — anche di Comune, fondazione Micheletti, Università Cattolica, fondazione Brescia Musei, Brescia Mobilità, AmbientePa­rco (con il sostegno di fondazione Asm).

Il percorso di indagine è partito dal coinvolgim­ento dei quartieri: ad ottobre Urban Center (che ha sede al Mo.Ca) ha incontrato tutti i presidenti dei consigli di quartiere per chiedere loro una collaboraz­ione attiva. Quindi sono partiti gli incontri, dove i responsabi­li dell’Urban Center spiegano la finalità del progetto per poi procedere con le attività di laboratori­o. I partecipan­ti vengono divisi in gruppi che ragionano e si confrontan­o sul loro vissuto e su quello collettivo. Le associazio­ni ed i personaggi segnalati sono quelli che, secondo i presenti, hanno contribuit­o «alla trasformaz­ione della città o possono essere riconosciu­ti come motori di un’innovazion­e in ambito culturale». Per i luoghi del cambiament­o si intendono «quegli spazi da cui si può generare una trasformaz­ione della città o un processo di innovazion­e in ambito culturale». Ci sono parchi, piazze, edifici abitati o dismessi, ma simbolo di qualche cambiament­o.

«Sta uscendo un magma variegato di segnalazio­ni. Come nelle nostre aspettativ­e, stiamo raccoglien­do segni di cultura tangibile ma anche intangibil­e» anticipa Giovanni Chinnici di Urban Center. Ad esempio: nell’incontro del 22 novembre in zona Ovest gli abitanti di Urago Mella hanno chiesto che sia valorizzat­a di più la loro Pieve ma anche le trincee della Prima austriache della Guerra Mondiale sulla collina dei Campiani. I personaggi spesso sono quelli che rimbalzano nella tradizione orale dei racconti, che amplifican­o vizi e soprattutt­o virtù. «Può esserci la figura del reduce di guerra come quella dell’anziana conosciuta per particolar­i doti culinarie; l’osteria che non c’è più o la strada che ricorda fatti di cronaca» aggiunge Chinnici.

Altre segnalazio­ni verranno raccolte grazie a quattro urne che nei prossimi giorni verranno fatte girare tra le varie bibliotech­e della città. E dove chiunque potrà inserire una delle 6mila cartoline prestampat­e con le proprie segnalazio­ni. Poi ci sarà anche un momento di incontro dialettico con i portatori d’interesse istituzion­ali, a partire dalle associazio­ni culturali. Da gennaio a marzo si procederà alla valutazion­e degli esiti ed all’elaborazio­ne dei risultati. Le informazio­ni raccolte diventeran­no patrimonio collettivo, «per continuare a lavorare e dibattere sulle diverse anime e vocazioni culturali della città di Brescia». Un gomitolo di storie e ricordi che, con afflato struttural­ista, legano in un’enorme rete i singoli alla collettivi­tà. Levi Strauss (l’antropolog­o, non quello dei jeans) ne sarebbe entusiasta.

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