Sì alla cannabis terapeutica Bazoli: «Sono soddisfatto»
Nel decreto fiscale approvato ieri in via definitiva dalla Camera dei deputati chiedendo la fiducia ci sono anche i fondi pubblici per l’uso medico della cannabis, di cui è stato relatore in Commissione il deputato bresciano Alfredo Bazoli.
«Sono molto soddisfatto — spiega —, la norma era già stata approvata dalla Camera, ma poi si era arenata al Senato. Il Governo ha quindi deciso di portare, secondo me in maniera intelligente, buona parte di quel provvedimento dentro il decreto fiscale facilitandone così l’approvazione definitiva in tempi rapidi».
Il provvedimento approvato ieri prevede in particolare fondi aggiuntivi (2,3 milioni di euro) per lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze con l’obiettivo di realizzare nuove serre ed incrementare la produzione della cannabis andando incontro all’aumento della domanda dei pazienti. Altri soggetti privati potranno essere autorizzati a produrre cannabis sotto il controllo di Aifa, si potrà importare cannabis in caso di bisogno. Previsto inoltre l’ag- giornamento periodico del personale medico e sanitario per acquisire una specifica conoscenza professionale sulle potenzialità terapeutiche delle preparazioni a base di cannabis nelle diverse patologie, e in particolare nel trattamento del dolore.
«In alcune terapie la cannabis si è rivelato il farmaco migliore — sottolinea Bazoli — e, grazie all’approvazione della norma, non ci sarà più il rischio che tali terapie vengano interrotte per mancanza di cannabis o che le persone malate siano costrette a rivolgersi al mercato nero, come invece accadeva fino ad oggi».
La norma si sofferma quindi alla cannabis per fini terapeutici e non fa menzione per quella a uso ricreativo. Anzi, inizialmente la proposta di legge comprendeva entrambe, cannabis per uso medico e per uso ricreativo, e proprio la separazione dell’iter aveva portato alle dimissioni del relatore Daniele Farina e alla sua sostituzione proprio con Bazoli.
«La separazione è stato un approccio pragmatico che ha permesso di far approvare la legge, altrimenti sarebbe stato molto più complicato. Anche perché c’erano critiche di carattere ideologico e processi alle intenzioni dicendo che la norma sull’uso medico avrebbe aperto anche a quella di tipo ricreativo».
Questa seconda parte della norma è rimasta nel cassetto o, meglio, è abbandonata in Commissione: «E, visti i tempi – osserva il deputato -, credo che se ne riparlerà nella prossima legislatura». La sua idea a riguardo? «Va bene la separazione, non si poteva azzoppare la norma sull’uso terapeutico», ribadisce.