Industria 4.0, le aziende pronte ad investire anche senza gli incentivi
Il 39% delle imprese farà investimenti attinenti al Piano Industria 4.0 nel 2018, il 27% li farà ma non collegati al Piano, il resto non ne farà. Per l’anno trascorso le percentuali sono simili. Il dato emerge dallo studio realizzato da Apindustria Brescia tra i propri associati con l’obiettivo di fare il punto sul 4.0 e la propensione ad innovare. A Sivieri, che di Apindustria è il presidente, piace soprattutto quel 27% che investe a prescindere, che non si preoccupa degli incentivi, ma sa come muoversi. Poi ce n’è un altro terzo, che dal Piano ha tratto stimoli. E l’altro terzo, quello che non investe e la cui metà ha detto che «non ne ha bisogno»? «Un problema osserva Sivieri -. In quel gruppo c’è chi gli investimenti li ha appena fatti ma sicuramente c’è anche una fetta di imprese che non ha capito o non ha ancora trovato le modalità di cambiare il processo produttivo». Ci sono altri due problemi: uno l’ha ricordato la curatrice della ricerca Maria Garbelli, osservando che tanti imprenditori (l’84%) si sono detti convinti dell’utilità del Piano, ma in non pochi (circa la metà) hanno anche sottolineato che il Piano è forse più pensato più le medio grandi che non per le piccole aziende. Oltre a questo, lo ha ricordato il consulente fiscale dell’associazione Luigi Meleleo, per entrare a far parte del Piano servono liquidità e reddito, perché di ammortamenti stiamo parlando. L’interesse continua a esserci fortunatamente: «In associazione abbiamo aperto uno sportello di consulenza dedicato», ha detto Giacomo Verzeletti di Unimatica. E la formazione? Bene, e si estende a operai e impiegati: «La dimostrazione che si è capito che il 4.0 non sono solo macchine ma è un modo diverso di intendere l’azienda», ricorda Sivieri. (t.b.)