Braucci e Garella al Mo.Ca. per parlare di teatro sociale FUORI NORMA
Il loro slogan è «Only connect», la frase centrale di Casa Howard di Edward M. Forster, in quanto il loro intento si prefigge di unire giovani di diverse estrazioni sociali, soprattutto quelle più disagiate e periferiche, per portarli ad essere protagonisti sul palcoscenico di spettacoli senza peli sulla lingua.
Si intitola «Arrevuoto» il progetto di teatro e pedagogia che, nato nel 2005, si basa sul metodo della nonscuola del Teatro delle Albe di Ravenna e ha tra i suoi artefici Maurizio Braucci, scrittore («Il mare guasto») e sceneggiatore principe del cinema (il «Pasolini» per Abel Ferrara, «Anime nere» per Francesco Munzi, «Gomorra» e «Reality» per Matteo Garrone). Braucci avrebbe dovuto essere oggi a Brescia per partecipare al convegno «Politica e istituzioni per un nuovo teatro sociale» nell’ambito di «FuoriNorma», ma purtroppo sarà assente giustificato (i funerali del giornalista e amico fraterno Alessandro Leogrande).
Quello che avrebbe detto, Braucci ce lo ha condensato in una riflessione epigrafica al telefono: «La nostra esperienza si fonda sull’idea che il lavoro comune è la cosa più preziosa che ci possa essere per una persona, perché la educa e la riscatta. In un’epoca come la nostra, frammentaria e egoriferita, il teatro sociale è una risposta politica».
Al convegno di oggi (sala del Camino di Palazzo Martinengo delle Palle, via San Martino della Battaglia, 18: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17.30) son previsti vari interventi, di assessori di varie città e Regioni, docenti, giornalisti, operatori di settore, tra cui anche quello di Nanni Garella, che a Brescia è artisticamente cresciuto, prima come assistente di Massimo Castri, dal 1978 al 1982, e poi come regista, dal 1982 al 1988.Nanni Garella si è aggiudicato il Premio Speciale Ubu 2004 per il suo lavoro con i disabili mentali sui grandi testi e tutt’oggi lavora nel teatro sociale. Una definizione questa, che non gli aggrada. «Il teatro per me è solo teatro — ci dice — anche si svolge in aree extraspettacolari. Io parlerei solo di teatro di impegno civile. È un teatro che raccoglie molte esperienze e ciascuno ha la sua diversità».
«Arte e salute» è il titolo della sua relazione,e anche della compagnia con la quale opera a Bologna. «È nata 15 anni fa da una iniziativa del Dipartimento di salute mentale. È una bellissima realtà che ha totalizzato circa mille recite. I nostri attori sono ormai scritturati dal Teatro Arena del Sole. Abbiamo restituito a persone tagliate fuori dalla vita culturale una soggettività civile ed economica per affrancarsi dalla dipendenza delle famiglie, dagli aiuti dello Stato».