La difesa della falsa legale «Fedez una star per merito del mio lavoro»
Chiesa non solo non è avvocato, ma neppure praticante, e a Fedez avrebbe fatto pagare anche le sue cene, le bollette e persino la biancheria intima: reggiseni, scarpe, maglieria e somme chieste per la cassa forense, a cui però non sarebbe iscritta. A mettere la pulce nell’orecchio al rapper, il suo attuale legale, Cristiano Magaletti, che dopo aver notato alcune voci di spesa decisamente sproporzionate ha suggerito all’artista di eseguire delle verifiche. Due anni fa la denuncia, in queste ore la condanna inflitta dal giudice Maria Grazia Filiciotti. Cene, candele e tutto il resto sarebbero state messe a fattura anche se si riferivano a esigenze personali.
Contestati rimborsi per 15.000 euro e altri 55.000 euro come onorario tra il 2010 e il 2013. «Per l’artista ho svolto esclusivamente l’attività di manager, portandolo fino alla firma del contratto con la Sony — spiega Susanna Chiesa —. L’ho aiutato a diventare famoso e questo è il ringraziamento. Non sono ancora state depositate le motivazioni della sentenza, quindi mi chiedo come possa fare certe affermazione. Mi piacerebbe aver speso soldi per e vestiti, ma non è così. Se Federico volesse regalarmeli ne sarei ben lieta. Come quella volta che mi donò una collana con 33 diamanti per ringraziarmi di averlo portato a discutere il primo contratto da mezzo milione di euro, come sanno tutti gli addetti del settore».
Più imbarazzata, invece, quando si tocca il tasto dolente del titolo professionale. Avvocato oppure no? «Ho svolto parte del mio corso di studi in Inghilterra — la giustificazione —. Mi sono laureata in legge in Italia, dove ho fatto il praticantato. Ho anche l’abilitazione alla pratica forense, che però ho abbandonato per diventare imprenditrice». Lo scontro sembra essere solo agli inizi, ma il primo round in tribunale lo ha vinto Fedez, che si è sentito truffato proprio da chi avrebbe dovrebbe difenderlo: il suo avvocato. Che però secondo i giudici avvocato non è. Pastore di Monza. E conosco le suore Preziosine, le apprezzo, vivono la loro missione in modo pratico e connesso alla società, educano i ragazzi e promuovono lo sviluppo dell’arte. La Messa, poi, ha la struttura di un concerto». Non sarebbe Morgan, se non andasse in alto con le citazioni: «Quando posso, mi attengo alle regole di vita musicale di Robert Schumann, in questo caso, a quella che dice che “se passando innanzi a una chiesa sentite suonare l’organo, entrate ad ascoltarlo’».