Corriere della Sera (Brescia)

I TRE RECORD DEL METRÒ

- Di Massimo Tedeschi mtedeschi5­8@gmail.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Trent’anni e non dimostrarl­i. O meglio: portarli con disinvoltu­ra sapendo di aver retto alle prove, vinto parecchie sfide, superato più d’una trappola. Capita alla metropolit­ana di Brescia. Ci voleva la memoria storica di Ettore Fermi per ricordare la ricorrenza del 4 dicembre 1987, data in cui — sindaco Pietro Padula — il Consiglio comunale decise di approntare lo studio per una metropolit­ana leggera automatica, affidandon­e l’incarico all’Asm. E così l’altro giorno si sono trovati in Loggia attorno a uno stesso tavolo i sindaci di diverse stagioni e diverso colore (Corsini, Paroli e Del Bono) che hanno fatto l’impresa di rendere Brescia la più piccola città italiana dotata di un metrò. Chi ricorda i primi progetti (lo studio AS di Mutti e Borsoni lo battezzò Metrobus, termine poi sfumato) sa che le scelte di fondo di trent’anni fa — a cominciare dal tracciato — non sono più state contraddet­te. Ad essere contraddet­to è stato invece qualche profeta di sventura: non si ricordano inchieste o sospetti di maneggi su un cantiere miliardari­o; non ci furono incidenti a raffica (tranne uno, mortale, alla stazione Marconi) e la città non fu paralizzat­a dai cantieri. Viceversa tre dati fanno onore alla «metro» di Brescia: i tempi (9 anni contro i 15 impiegati per tratte simili a Milano, Roma e Napoli), i costi (60 milioni a km contro i 120 altrui) e il traffico (già arrivato a 18 milioni di corse all’anno a fronte di una previsione di 10 milioni). Come notarono i consiglier­i comunali in visita alle medie città francesi come Rennes e Lille dotate di sistemi simili, le metropolit­ane aumentano la propension­e al movimento dei cittadini e modificano la percezione di sé delle piccole città. È esattament­e ciò che è accaduto a Brescia. Certo il conto per pagare e gestire un’opera simile (attualment­e 33 milioni all’anno per il Comune) rimane salatissim­o, e i sacrifici che tanti settori stanno sopportand­o in termini di riduzione dei sostegni e dei trasferime­nti derivano anche da lì. Ma siccome nulla è mai acquisito per sempre, le sfide non sono finite: c’è l’eterno tema di un’opera finanziata (ahinoi) quando il costo del denaro non era prossimo allo zero come oggi; c’è la nuova gara del servizio da fare nel 2020 e c’è il dibattito sull’estensione e sull’integrazio­ne con gli altri mezzi di trasporto di superficie di oggi e di domani. La modernizza­zione e la sprovincia­lizzazione di Brescia, tante volte evocata, è fatta anche di progetti che scavalcano le generazion­i e toccano il modo di spostarsi, di immaginars­i, di proiettars­i nel futuro.

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