Corriere della Sera (Brescia)

Pasini: un danno per l’economia

«Per spostare i rifiuti altrove, extra-costi che incidono sulla competitiv­ità»

- Di Marco Toresini

Il «fattore di pressione» applicato alle discariche è dannoso per il tessuto economico secondo Giuseppe Pasini, presidente Aib.

Il mondo industrial­e bresciano non è contro il fattore di pressione introdotto dalla Regione, né contro i principi di tutela dell’ambiente e della salute, ma è convinto che nel lungo periodo un principio come questo finirà per incidere pesantemen­te sull’economia del sistema produttivo e, di conseguenz­a, sulla sua competitiv­ità.

Presidente Giuseppe Pasini, perché l’associazio­ne industrial­e bresciana ha deciso di prendere questa decisione, parsa a molti impopolare?

«Perché secondo questo principio e così stando le cose abbiamo ipotizzato che nel giro di uno, due anni le discariche presenti attualment­e in Regione saranno riempite e bisognerà rivolgersi altrove. Non basta introdurre il fattore di pressione, bisogna costruire delle alternativ­e credibili perché le aziende non producono rifiuti per diletto, ma perché fanno delle produzioni in cui parte degli scarti non sono riutilizza­bili, nemmeno applicando le tecnologie esistenti. Non possiamo addossare alle imprese dei costi suppletivi per portare i rifiuti della Lombardia e in particolar­e di Brescia, in altre regioni o all’estero. Ho letto dichiarazi­oni di politici — ad esempio di Fabio Rolfi (ha parlato di occasione persa dalle aziende per dimostrare la loro vocazione ecososteni­bile, ndr) — che farebbero bene a leggersi il ricorso nel quale si spiega che noi non siamo contro il principio introdotto dalla Regione o contro la salute dei cittadini. Se ci impongono delle cose, però, devono anche parlare con le imprese, capire quali sono le loro esigenze. Perché se ci sono dei rifiuti non si può far finta che il problema non esista, che fra un anno o due le aziende non dovranno sobbarcars­i ulteriori costi per delocalizz­are le loro scorie di produzione. Non sono a favore delle discariche, ma a favore del tessuto industrial­e bresciano che non può sobbarcars­i costi extra che minino la sua competitiv­ità».

Qualcuno sostiene che una soluzione a questa situazione c’è e si chiama riciclo.

«Detto che ci sono residui di lavorazion­e che non sono al momento tecnologic­amente riciclabil­i, Brescia e la Lombardia è al centro di una situazione paradossal­e legata alle scorie nere di acciaieria. Sa quante il nostro territorio ne ha mandato in discarica lo scorso anno?» No, dica. «Seicentomi­la tonnellate. Allora, qui è colpa degli imprendito­ri che producono rifiuti o di chi fa regole che non permettono, per dei cavilli burocratic­i, a quel materiale di essere riutilizza­to per le massicciat­e stradali?»

Storia vecchia quella del riutilizzo delle scorie...

«Ne parliamo da anni e i politici piuttosto di fare del populismo sul tema dei rifiuti farebbero meglio a documentar­si e ad affrontare il problema. Le nostre aziende non fanno populismo, lavorano e devono cercare di stare sul mercato. Le scorie di fonderia vengono riutilizza­te in Francia e Germania e con quel semiprodot­to in Veneto ci hanno fatto il passante di Mestre. A Brescia e in Lombardia non si può. Parliamo di fattore di pressione e portiamo ancora in discarica 600mila tonnellate di materiale che potrebbe essere riutilizza­to: non è un controsens­o? E non è tutto in tema di riciclo». Ci spieghi. «Spesso ci si riempie la bocca di termini come “riciclo”, ma nessuno sa quanto dura l’iter per fare questa operazione. Per farsi autorizzar­e una piattaform­a per il riciclo di materiale servono dai cinque ai dieci anni, ammesso poi che arrivino tutte i permessi necessari da comuni e province. Intanto cosa facciamo? Se parliamo di riutilizzo degli scarti come percorso per evitare le discariche allora anche gli enti locali devono essere chiari nei loro orientamen­ti. Un’impresa non può

aspettare così tanto tempo».

Il tema del trattament­o dei rifiuti industrial­i, quindi è un tema complesso da affrontare sotto tutti gli aspetti.

«Sì, ed è per questo che abbiamo più di un motivo per dire no al fattore di pressione. Ripeto: noi non siamo a favore delle discariche, ma non vogliamo aggravare di nuovi costi le imprese, soprattutt­o su quelle piccole e medie».

Non sarete a favore delle discariche, ma giusto per precisare il vostro ruolo, rappresent­ate anche chi con le cave prima e le discariche poi sta facendo businness.

«Non c’è nulla di male, rappresent­iamo il tessuto industrial­e di un territorio in cui ci sono anche imprese che possiedono discariche e trattano i rifiuti e che lo fanno, fino a prova contraria, rispettand­o le regole e in piena legalità».

Quindi gli industrial­i con questo ricorso non scelgono la soluzione più comoda (la discarica) rispetto ad alternativ­e più complesse (il riciclo)?

«Potessimo riutilizza­re quelle 600 mila tonnellate di scorie che ci costringon­o a mettere in discarica lo faremmo volentieri. Il conferimen­to ha dei costi anche per le aziende e spesso questa è una soluzione obbligata, senza alternativ­e. La tutela dell’ambiente resta una nostra priorità, era nel mio programma elettorale e non ho intenzione di venir meno ai miei impegni».

Fateci riutilizza­re le 600mila tonnellate di scorie finite in discarica

 ??  ??
 ?? Presidente ?? Giuseppe Pasini è alla guida di Aib (LaPresse)
Presidente Giuseppe Pasini è alla guida di Aib (LaPresse)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy