Corriere della Sera (Brescia)

Le sale parrocchia­li salvano il cinema in provincia

- di Thomas Bendinelli

Non saranno l’ultimo ritrovato della tecnica e della comodità ma se non ci fossero per il cinema e per le proposte culturali di tanti comuni della provincia andrebbe molto peggio. Sono i cinema parrocchia­li, non un lontano ricordo di gioventù che rimanda a sedie un po’ scomode e ad ambienti freddini, ma rinnovate (anche sul piano tecnico, anzi facilitate in questo) e operative più che mai. A partire dal nome, peraltro, dal momento che tra gli addetti ai lavori si chiamano «sale di comunità». Lo stato dell’arte è stato illustrato ieri nella Sala sant’Agostino di palazzo Broletto nell’incontro «Brescia e i nuovi Cinema Paradiso», nell’ambito del quale è stata presentata una ricerca dell’Acec, l’Associazio­ne Cattolica Esercenti Cinema.

I numeri per Brescia, sono confortant­i: al momento sono operative ben 42 sale di comunità e altre 4 sono in progetto o già in costruzion­e. La diffusione territoria­le è capillare e copre quasi ogni angolo della provincia. C’è qualcosa in città e nell’hinterland, ma soprattutt­o c’è molto nei Comuni della bassa, da Ghedi a Montichiar­i passando per Bagnolo Mella, nell’Ovest bresciano, in zona laghi e su fino nelle valli, in Comuni quali Bagolino, Lumezzane, Bienno o Edolo. Pensare che siano un’eredità dei tempi andati porta fuori strada dal momento che poco meno di un terzo (31%) ha davvero più di 40 anni, ma un quarto ha meno di dieci anni di vita e un altro quarto meno di venti. Insomma, il quadro è piuttosto in movimento e suggerisce o, meglio, conferma l’idea che molte di queste sale rappresent­ino in realtà un presidio culturale a disposizio­ne delle comunità locali che va ben oltre l’ambito strettamen­te ecclesiale.

Il trend bresciano peraltro, con alcune differenze in termini percentual­i, è confermato anche dal quadro lombardo e nazionale. La ricerca presentata ieri (e raccolta in un libro di Vita e Pensiero) riprende non per caso le osservazio­ni a riguardo del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschi­ni, secondo il quale «nonostante gli anni, le crisi, le trasformaz­ioni tecnologic­he, i cambiament­i degli spettatori, il circuito delle sale cattoliche sta vivendo un momento di rinnovata centralità». In provincia di Brescia le sale di comunità sono polifunzio­nali a tutti gli effetti, la gran parte propone molto cinema (93,75%) ma molte sono anche quelle che promuovono rassegne teatrali (37,5%) e dibattiti (75%). Non solo, in non pochi casi le sale di comunità ospitano spesso incontri promossi anche da enti pubblici locali, associazio­ni, scuole, in tutti i casi in misura maggiore rispetto a quanto avvenga in media a livello nazionale: «Le sale di comunità - si legge nella sezione bresciana della ricerca - si distinguon­o per la loro capacità di dialogare con il territorio». Obiettivi della programmaz­ione? Offrire una programmaz­ione di qualità, un servizio alle famiglie e ai giovani in particolar­e è ritenuto molto importante da chi le gestisce (in oltre la metà dei casi un gruppo di gestione). In questo senso le attività proposte si integrano con quelle della parrocchia ma sono «utili» anche per coinvolger­e chi non frequenta la chiesa.

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