Le sale parrocchiali salvano il cinema in provincia
Non saranno l’ultimo ritrovato della tecnica e della comodità ma se non ci fossero per il cinema e per le proposte culturali di tanti comuni della provincia andrebbe molto peggio. Sono i cinema parrocchiali, non un lontano ricordo di gioventù che rimanda a sedie un po’ scomode e ad ambienti freddini, ma rinnovate (anche sul piano tecnico, anzi facilitate in questo) e operative più che mai. A partire dal nome, peraltro, dal momento che tra gli addetti ai lavori si chiamano «sale di comunità». Lo stato dell’arte è stato illustrato ieri nella Sala sant’Agostino di palazzo Broletto nell’incontro «Brescia e i nuovi Cinema Paradiso», nell’ambito del quale è stata presentata una ricerca dell’Acec, l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema.
I numeri per Brescia, sono confortanti: al momento sono operative ben 42 sale di comunità e altre 4 sono in progetto o già in costruzione. La diffusione territoriale è capillare e copre quasi ogni angolo della provincia. C’è qualcosa in città e nell’hinterland, ma soprattutto c’è molto nei Comuni della bassa, da Ghedi a Montichiari passando per Bagnolo Mella, nell’Ovest bresciano, in zona laghi e su fino nelle valli, in Comuni quali Bagolino, Lumezzane, Bienno o Edolo. Pensare che siano un’eredità dei tempi andati porta fuori strada dal momento che poco meno di un terzo (31%) ha davvero più di 40 anni, ma un quarto ha meno di dieci anni di vita e un altro quarto meno di venti. Insomma, il quadro è piuttosto in movimento e suggerisce o, meglio, conferma l’idea che molte di queste sale rappresentino in realtà un presidio culturale a disposizione delle comunità locali che va ben oltre l’ambito strettamente ecclesiale.
Il trend bresciano peraltro, con alcune differenze in termini percentuali, è confermato anche dal quadro lombardo e nazionale. La ricerca presentata ieri (e raccolta in un libro di Vita e Pensiero) riprende non per caso le osservazioni a riguardo del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, secondo il quale «nonostante gli anni, le crisi, le trasformazioni tecnologiche, i cambiamenti degli spettatori, il circuito delle sale cattoliche sta vivendo un momento di rinnovata centralità». In provincia di Brescia le sale di comunità sono polifunzionali a tutti gli effetti, la gran parte propone molto cinema (93,75%) ma molte sono anche quelle che promuovono rassegne teatrali (37,5%) e dibattiti (75%). Non solo, in non pochi casi le sale di comunità ospitano spesso incontri promossi anche da enti pubblici locali, associazioni, scuole, in tutti i casi in misura maggiore rispetto a quanto avvenga in media a livello nazionale: «Le sale di comunità - si legge nella sezione bresciana della ricerca - si distinguono per la loro capacità di dialogare con il territorio». Obiettivi della programmazione? Offrire una programmazione di qualità, un servizio alle famiglie e ai giovani in particolare è ritenuto molto importante da chi le gestisce (in oltre la metà dei casi un gruppo di gestione). In questo senso le attività proposte si integrano con quelle della parrocchia ma sono «utili» anche per coinvolgere chi non frequenta la chiesa.