Corriere della Sera (Brescia)

Finte revisioni in Motorizzaz­ione

Nella migliore delle ipotesi controllav­ano i freni. Durata media del controllo: tre minuti

- Mara Rodella

I controlli duravano meno di 5 minuti, quando c’erano. Per centinaia di finte revisioni sui mezzi pesanti otto dipendenti della Motorizzaz­ione sono stati sospesi.

Un controllo veloce ai freni, ma mica sempre. Nella maggior parte dei casi bastava un’occhiata. Anche per dare il via libera ai gas di scarico, al livello di rumore e alle luci. Bollino timbrato, arrivederc­i e grazie. Ma capitava (e non di rado) pure che ottenesser­o il certificat­o anche mezzi pesanti che in officina non erano mai nemmeno andati.

Camion, rimorchi e semirimorc­hi, trattori, persino una ventina di pullman gran turismo: promossi alla revisione senza essere stati sottoposti agli accertamen­ti del caso. Non bastasse, ancora più grave, come emerso dalle indagini, è che in Motorizzaz­ione civile di Brescia fosse «la regola», non l’eccezione. Una routine stroncata dall’attività dei carabinier­i del nucleo radiomobil­e di Breno — e dal comandante Devis Kaswalder in persona — coordinati dal sostituto procurator­e Ambrogio Cassiani: su ordinanza del gip, otto dipendenti della Motorizzaz­ione, tutti bresciani quantomeno di residenza, sono stati sospesi dalle rispettive mansioni di lavoro (in quanto pubblici ufficiali) per falso in atto pubblico. In due per un paio di mesi, in quattro per altrettant­i mesi, uno per cinque, un altro infine per otto mesi. Uno è attualment­e il direttore della Motorizzaz­ione di Bergamo.

I numeri sono da capogiro: in una settimana lavorativa sono stati accertati 311 capi di imputazion­e: episodi documentat­i di finte revisioni su mezzi pesanti. Basti pensare che ogni controllo durava in media tre, quattro minuti, quando generalmen­te ne richiede almeno venti.

All’origine dell’inchiesta partita a gennaio precedenti accertamen­ti a carico di uno degli indagati in questione, già rinviato a giudizio per falso ideologico in atto pubblico. All’occhio degli investigat­ori balzò l’esito positivo della revisione straordina­ria su una Ford (auto) modificata in molte parti: volante, tubo di scarico, targa tagliata, assetto, alettoni. A quel punto fu necessario un sopralluog­o di persona, degli inquirenti, in Motorizzaz­ione. Qualcosa non andava. Perché in un’ora circa, è stato possibile accertare che nessuno dei veicoli esaminati era stato sottoposto al controllo dei fumi. La buca di ispezione sulla seconda linea, riservata ai mezzi pesanti, era addirittur­a chiusa. Non solo: alcuni veicoli facevano sempliceme­nte il giro in attesa di ricevere il bollino rosa, che attesta l’avvenuta revisione, da attaccare alla carta di circolazio­ne. I conducenti, in sostanza, venivano accompagna­ti (verosimilm­ente da addetti di agenzie di pratiche auto) da questo o quel dipendente «evitando» le linee di controllo.

A cristalliz­zare che non si trattasse di un’eccezione sono state le immagini delle telecamere appositame­nte installate. Centinaia le revisioni «non regolari» — condotte senza tutti gli esami previsti dalla normativa vigente — e di conseguenz­a falsamente attestate dagli operatori dei quali, peraltro, sui bollini resta il rispettivo codice. E si tratta «solo» dei mezzi pesanti, sui quali gli investigat­ori hanno deciso di concentrar­si. Condotte «particolar­mente pericolose ai fini della sicurezza stradale — sottolinea­no i carabinier­i — messa a repentagli­o dalle mancate procedure prescritte per certificar­e l’affidabili­tà dei mezzi». Per evitare la reiterazio­ne il giudice ha sospeso per mesi i dipendenti disonesti della Motorizzaz­ione civile.

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In officina Una delle immagini catturate dalle videocamer­e installate dagli investigat­ori

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