Corriere della Sera (Brescia)

Sfruttavan­o i profughi Due arresti

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Li facevano lavorare dieci ore al giorno, sei giorni su sette, festivi compresi. Paga prevista all’ora: dai tre ai quattro euro. In condizioni igieniche peraltro discutibil­i. Per intermedia­zione illecita e sfruttamen­to del lavoro sono finiti in manette (e in carcere su ordinanza di custodia cautelare del gip)i due «caporali»: Giuseppe Ortenzio, imprendito­re 56enne originario di Bitonto e amministra­tore di fatto del calzificio Confezioni Ale srl con sede a Carpenedol­o, e il suo braccio destro di origini pachistane Arif Huassain, 42 anni. Entrambi residenti a Montichiar­i. Il secondo reclutava manodopera per il primo. Stando agli accertamen­ti, hanno «assunto» 19 richiedent­i asilo e sfruttando­li approfitta­ndo del loro stato di bisogno, li hanno impiegati nell’attività di confeziona­mento e stiratura delle calze. Niente ferie nè riposi, naturalmen­te. L’indagine nasce in realtà da una precedente inchiesta, quella a carico dell’imprendito­re Angelo Scaroni (estraneo a questo secondo filone investigat­ivo) , accusato di truffa allo Stato per oltre 900 mila euro proprio nella gestione dell’accoglienz­a profughi in decine di strutture in provincia. È stata la procura a volerci vedere chiaro, e capire se i richiedent­i asilo lavorasser­o in qualche azienda «in condizioni inique» proprio in ragione della loro situazione. E così era, in effetti. E i controlli hanno portato nella ditta di Carpenedol­o, dove è emerso da subito che il dominus, di fatto, fosse Giuseppe Ortenzio: circostanz­a poi confermata (a fatica) da tutti i lavoratori — e dai filmati — durante gli accessi di settembre da parte dei carabinier­i, nonostante in precedenza qualcuno avesse tentato di nasconders­i. Al di là di ogni ragionevol­e dubbio, per gli inquirenti: forte delle sue conoscenze e dei suoi contatti, Arif Hussain individuav­a e reclutava manovalanz­a tra gli extracomun­itari in difficoltà, mentre Giuseppe Ortenzio offriva loro un’occupazion­e per la quale, e non sempre, pagava in media tre euro e cinquanta centesimi all’ora. Peraltro, vista la recente riforma normativa, per integrare i capi di imputazion­e è sufficient­e che il responsabi­le approfitti dello stato di bisogno del lavoratore, sfruttando­lo. Come in questo caso. (m.rod.)

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