Corriere della Sera (Brescia)

Milioni riciclati La difesa gioca la carta svizzera

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La procura di Bergamo, dopo un lungo lavoro, ha ottenuto il sequestro dei soldi sui conti svizzeri. E ora è la difesa della famiglia Sirani che punta dritta alle autorità elvetiche alle quali ha chiesto che i cinque milioni di euro vengano scongelati. È una partita che si gioca sull’asse Italia-Svizzera, fino al 2015 due legislazio­ni diverse sull’evasione fiscale. Qui reato, là no. È un nodo, perché l’inchiesta appena chiusa dal pubblico ministero Davide Palmieri è per riciclaggi­o, sul presuppost­o di reati fiscali oltre che fallimenta­ri. Passaggi di denaro da un conto all’altro, da una banca all’altra, dalla Svizzera a San Marino a Singapore, anche attraverso società fiduciarie, per nascondern­e l’origine illecita legata alle vicissitud­ini delle società edili bresciane Gest Edil e Alfedil (gli amministra­tori a Brescia sono stati condannati). Ora che l’inchiesta «Pecunia olet» della polizia e della guardia di finanza di Brescia è stata chiusa, i sei indagati stanno compiendo i loro passi. Tiziano Galeazzi, consulente insieme allo svizzero Roger Claude Maibach, ha spiegato al pm che era un mero consulente, al lavoro per le banche svizzere che gli avevano assegnato i clienti. I Sirani, in questo caso. Al centro dell’indagine c’è soprattutt­o Isabella Sirani, 42 anni, residenza a Calcinato e in Svizzera, genitori a Calcio (Bergamo). Anche loro, Innocente Sirani e Pierina Beniamina Pesenti, 71 e 69 anni, e il fratello Fausto Iennis sono sotto inchiesta. Ipotesi di patteggiam­ento? «Al momento non rientra nelle nostre iniziative — reagisce il loro avvocato Gianbattis­ta Scalvi —. La signora Sirani ha depositato una memoria difensiva». La difesa gioca la carta elvetica, che sta nel nodo della diversa legislazio­ne. È in attesa che se ne occupi il tribunale federale. «Per il tipo di reato, riteniamo che non ci siano i presuppost­i perché la Svizzera mantenga il sequestro». Secondo il pm Palmieri, i passaggi di denaro anche da società con sede a Singapore o nelle isole Marshall era uno schermo dei veri proprietar­i dei soldi. I Sirani, appunto. Anche la mamma di Isabella Sirani aveva un conto a Zurigo, cifrato «Nini», dove sarebbero arrivati i soldi della figlia, anche se formalment­e di una società. Oltre un milione di euro, da Singapore.

Altra questione di cui probabilme­nte si discuterà sono i tempi. Non si rischia la prescrizio­ne, perché per il riciclaggi­o, punito con pene dai 4 ai 12 anni, servono molti anni. Secondo la difesa, però, alcuni reati sono risalenti al 2007, i primi passaggi di denaro. L’interpreta­zione della Procura è diversa. Il tempo scorre in avanti, verso gli ultimi passaggi (fino al 2015), uniti ai precedenti in un unico giro.

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