La politica in Vaticano
Il 10 dicembre 1977 il Consiglio comunale (comunisti compresi) ricevuto in udienza dal Papa Paolo VI benedisse «l’operosa concordia» che Dc e Pci stavano sperimentando nella giunta aperta
La cosa che è rimasta scolpita nella mente di tutti i 24 consiglieri comunali bresciani presenti allo storico evento sono i passi trascinati del Papa ottuagenario che si avvicinava alla sala del trono percorrendo gli algidi corridoi vaticani.
Molti conservano di quell’incontro avvenuto il 10 dicembre del 1977, un sabato mattina in cui sull’Italia imperversava il maltempo, le parole di Paolo VI che suonavano come paterno rimprovero, poiché la visita istituzionale risultava un poco tardiva: «Voglio esprimere il senso della mia sorpresa — disse allora il Papa alla delegazione giunta dalla sua città — perché è la prima volta che ricevo Brescia da quando sono in questo grande e terribile ufficio: Brescia nella sua espressione ufficiale con i dirigenti e gli esponenti più qualificati». Al tempo stesso risulta indimenticabile per molti l’accento di scuse che Montini ebbe nello spiegare perché non fosse mai tornato a Brescia da pontefice: «Il pensiero di Brescia mi è sempre presente anche se per programma non mi sono mai fatto vivo per non dare l’impressione di fare qualcosa per una città che mi è cara, non in senso del privilegio, ma per il rispetto che devo alla sua statura civile e cristiana».
Infine, scolpite nella storia di Brescia, restano le parole di benedizione civile e religiosa pronunciate esattamente quarant’anni fa da Paolo VI: «Che il Signore vi assista nel vostro lavoro e protegga sempre questa città a noi tanto cara, affinché i suoi abitanti possano vivere in operosa concordia e progredire continuamente nella pacifica ricerca del giusto benessere, sostenuti e guidati dai principii imperituri del Vangelo».
La visita del Consiglio comunale bresciano è e resta un unicum nella storia vaticana e nella storia dell’istituzione cittadina. Un unicum che ha meritato una commemorazione e una ricostruzione storica che presto uscirà per i tipi della Morcelliana («La Loggia in Vaticano», in libreria dal 21 dicembre) e che verrà presentato a palazzo municipale il prossimo 22 dicembre.
La visita fu resa possibile dall’amicizia personale del sindaco di allora, Cesare Trebeschi, e Giovan Battista Montini: il padre di Trebeschi, Andrea (morto nel lager nazista di Gusen) era amico e coetaneo di Montini, con lui aveva fondato e guidato la rivista La Fionda condividendo tante battaglie del movimento cattolico prima e durante il fascismo.
A inizio estate del 1977 fu padre Ottorino Marcolini, che manteneva strettissimi contatti con il Papa, a far sapere che Paolo VI si domandava come mai da Brescia il figlio del carissimo amico, una volta diventato sindaco, non gli facesse una visita istituzionale. Partì da lì una trattativa discreta che vide Trebeschi fermo nel chiedere un’udienza per l’intero consiglio comunale mentre la curia romana «offrì» un’udienza prima riservata agli esponenti democristiani della giunta, poi all’intera giunta pentapartita. Il sindaco — che proprio in quei mesi guidava una “giunta aperta” con l’appoggio esterno del Pci — non desistette dalle condizioni poste fin dall’inizio e alla fine le sacre stanze si aprirono a una delegazione politicamente composita che comprendeva anche tre esponenti del Pci (il capogruppo Francesco Loda, i consiglieri Claudio Bragaglio e Uliana Nicoletto) nonché il capogruppo della Destra Nazionale Tarcisio Mariani. E così, quando Trebeschi presentò al Papa un emozionato Francesco Loda come capogruppo del Pci, Montini tagliò corto: «Qui sono tutti benvenuti». Ne seguì un incontro di grande cordialità e di forte significato politico. A Trebeschi che gli chiedeva il «conforto» verso l’«operosa concordia» che si stava sperimentando in Loggia, Paolo VI – che aveva letto in anticipo il discorso del sindaco – replicò con le parole che abbiamo citato poco sopra. Sindaco, consiglieri presenti e forze politiche tutte (non solo bresciane) ne ricavarono l’impressione di un’autorevolissima investitura alla stagione del compromesso storico e dei governi di solidarietà nazionale che in quelle stesse settimane Aldo Moro ed Enrico Berlinguer stavano costruendo. Un «conforto» al dialogo fra cattolici e sinistra riformista che da allora ha contrassegnato quarant’anni di storia politica bresciana. E non solo.
Tessitori L’evento reso possibile dall’amicizia fra Montini e Trebeschi (che volle tutti i partiti)