Il genio oscuro del Rinascimento ossessionato dal segno di Botticelli
Un restauratore impudente l’ha pulita in modo troppo sfacciato, e qualche critico ci ha scorto il segno della scuola di Luca Signorelli. Ma in quell’«Adorazione dei pastori» non trapela il tormento carnale dell’artista che ha ossessionato Michelangelo: la città turrita e le architetture oniriche, vagamente nordiche, sarebbero opera di uno dei pittori più intriganti e oscuri del Rinascimento eccentrico, il Maestro dei Cassoni Campana. Un pittore toscano, forse fiorentino, suggestionato da Botticelli e citato da Federico Zeri nei suoi diari del 1976, quando riconobbe che tre tavole separate, conservate tra collezioni pubbliche e private di mezza Europa, facevano parte di un cassone dipinto dalla stessa mano. L’«Adorazione dei pastori» è l’opera ospite di Natale al Museo Diocesano (fino all’8 gennaio). L’hanno messa nella galleria Piccola con altri due pezzi inediti, in mostra grazie al prestito di un collezionista: un ricciolo di pastorale in avorio francese del XII secolo e una cassetta per reliquie in legno dorato senese del XV secolo. La visita al Museo, però, da queste tre opere si dipana in altri spazi: le gallerie del Seicento e Settecento con dipinti esposti al pubblico per la prima volta, la sezione delle icone russe, ampliata, completamente riallestita e arricchita con circa quaranta nuovi pezzi, e le sale contagiate dal segno di Moretto e della sua bottega. L’ «Adorazione dei pastori» è palesemente una predella, il frammento di un’opera più grande di cui, al momento, sfugge l’insieme. Il tratto mansueto del Maestro dei Cassoni Campana si riconosce soprattutto dalla Madonna e dal suo corpo pieno, arrotondato, tipico nella produzione dell’artista fiorentino.