Corriere della Sera (Brescia)

Questa legge ci fa prevedere un futuro amaro

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La goccia scava il marmo. Questo è il compito del Movimento per i diritti del malato di Brescia. Un’aria gelida copre la Sanità. L’abbiamo avvertita ad un recente convegno organizzat­o dalla Fondazione Brunelli al quale eravamo stati invitati. Ci accorgiamo spesso, noi che siamo dei perfidi soggetti, che alcuni vorrebbero dire qualcosa che non possono dire per lealtà istituzion­ale. Cerchiamo di essere razionali e diciamo che ci è nota la legge che prevede il veto a screditare il tuo datore di lavoro. Ma come mai, se anche in battaglia ci si può opporre ad ordini palesement­e errati del comandante, non ci si dovrebbe potere opporre a questa legge della Sanità regionale che ci fa prevedere un futuro disperato e disperante? Siamo passati dalla «centralità del malato» alla «slow medicine» alla «medicina narrativa» all’attuale «presa in carico del malato». Stiamo giocando col lessico, ma la realtà è che siamo su un piano inclinato. Si rischia di scivolare nel burrone del «privato luminoso» (in apparenza). Un amatissimo Preside del Liceo Calini di Brescia mi disse un giorno: «I nostri giovani devono avere una scuola di Stato eccellente, poi se vogliono una scuola privata fatta a proprio uso e consumo, devono poterla avere a disposizio­ne, ma senza spesa per il contribuen­te». Vogliamo trasferire queste perle di saggezza nella Sanità? E continuo nelle citazioni: il Prof. Maccacaro disse un giorno: «Evitare che salute e lavoro trovino realizzazi­one solo nel mercato». Già il mercato, ma l’essere umano cos’è per gli estensori della Legge 23? L’ascolto, l’empatia, la comunicazi­one, il conoscersi per stimarsi vicendevol­mente che roba è? Siamo nel mondo 4.0 il resto è anticaglia superata. Basta con l’aria depressa nei Convegni, cerchino Lor Signori di avere un colpo di reni e stiano, per una volta, dalla parte dei malati e di quei profession­isti che a questi sono più vicini. Sto parlando dei medici di medicina generale che non sono ascoltati e sono invece quelli che comunicano col cittadino, che gli parlano e lo ascoltano. Magari incentivia­moli ad osservare meglio il loro contratto collettivo di lavoro, ma non diciamo che gli verranno dati più assistiti con la motivazion­e che non ci sono medici che li sostituisc­ano. Facciamo questi benedetti concorsi per i giovani medici e la si smetta di dire che non ci sono soldi. Per porre in essere questa deprimente Legge 23 quanto avranno già speso? Basta navigare in rete e vedere quanto hanno prodotto e quanti soggetti hanno coinvolto. Alcune volte siamo stati severi con i medici di famiglia, ma questo perché sono i più vicini al malato ed è più facile sgridare un figlio tuo che il figlio del vicino. Le obiezioni sono sempre state mosse per migliorare il servizio. Ma ora solo loro, pare, vogliano porre rimedio a questo sfacelo.Il Magnifico Rettore dell’Università Statale di Brescia Prof. Maurizio Tira ci ha fatto capire che l’unica soluzione per tutti sarebbe la vera prevenzion­e, l’eliminazio­ne del rischio e la rinuncia alle produzioni nocive. Ma nella Legge 23/15 dove sta la prevenzion­e? A rigore di logica la prevenzion­e viene prima della cronicità. Ma la cronicità «rende» di più della prevenzion­e. «Business is business» e da lì non ci si schioda… e poi detto in inglese sembra meno truculento. Chi pensa che questo accorato appello cadrà nel vuoto sappia che invece noi crediamo ancora nella saggezza dei nostri concittadi­ni, in quella dei medici di famiglia e anche, perché no, in quella rimasta in chi detiene le leve del potere e vorrà riscattars­i ponendo rimedio: nulla è perduto, purché lo si voglia.

Il cambio di passo I manager della sanità stiano per una volta dalla parte dei malati e di quei profession­isti ad essi più vicini ovvero i medici di medicina generale

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