Bordiga: «Una scusa per aumentare il prelievo d’acqua»
Per l’associazione Amici della Terra lago d’Idro la paleofrana (il rischio di cedimento di un versante collinare con il conseguente rischio di un Vajont bis) è lo spauracchio utilizzato dalla Regione con il vero fine di realizzare la galleria degli agricoltori. E tornare così a svuotare il lago abbassando il suo livello fino a 3,25 metri. Mentre dal 2007 si rispetta il deflusso minimo vitale (un’escursione massima di 1,30 metri) grazie al quale il lago si sta ripopolando di pesci. Ma la galleria non porterebbe maggiore sicurezza: svuotare il lago repentinamente, con una condotta di 9 metri di diametro e 320 metri cubi al secondo di portata, significa creare sbalzi di livello che aumentano il rischio di smottamenti» aggiunge Gianluca Bordiga, il presidente dell’associazione che da oltre 15 anni si sta battendo per la difesa dell’Eridio. Contro l’opera idraulica hanno fatto ricorso al tribunale Superiore delle Acque, dal quale sono in attesa di una sentenza da oltre otto mesi (l’udienza è del 5 aprile). Ma hanno presentato un esposto in Procura (firmato dall’avvocato Luigi Maione) denunciando il «disastro ambientale». E c’è anche un ricorso dormiente alla Corte di Giustizia Europea. Ed un altro all’Anac. Perché gli Amici della Terra, supportati da legali e studiosi, sono convinti di una cosa: «Si tratta di un enorme sperpero di denaro pubblico, fatto con il solo fine di portare più acqua agli agricoltori della Bassa, mentre sarebbe ora di ammodernare quei sistemi irrigui, ancora a scorrimento. Se volessero mettere in sicurezza la paleofrana, potrebbero farlo agendo su di essa e risparmiando il 90% delle risorse pubbliche».
L’Idro è un lago di origine glaciale. L’escursione massima del suo livello è sempre stata di un metro e 30 centimetri. Le cose iniziano a cambiare nel 1917, quando la Seb (società elettrica bresciana) costruisce una centrale idroelettrica sul Chiese è ha bisogno di più acqua. Nel 1929 arriva anche la galleria degli agricoltori, per portare oro blu nel Chiese e quindi alle campagne assetate tra Calcinato Montichiari e Calvisano. Si può svuotare il lago fino a 7 metri l’anno fino al 1987, quando questo prelievo viene di fatto dimezzato (escursione massima di 3,25 metri) dall’autorità di bacino del Po.
«Per quella galleria si spesero circa 10 miliardi di lire ma negli anni Novanta ha avuto dei cedimenti ed è stata dichiarata inagibile» aggiunge Bordiga. Nell’estate 2007 arriva la svolta: il prefetto Tronca convoca tutte le parti intorno a un tavolo e ristabilisce l’obbligo del deflusso minimo vitale. Il lago può essere svuotato al massimo 1,3 metri. Per far fronte alla siccità l’alternativa era quella di chiedere più rilasci d’acqua estivi dalle due dighe idroelettriche di monte (malga Boazzo e Bissina) che hanno una capacità complessiva di 70 milioni di metri cubi. Insomma, se il Trentino desse l’acqua di cui c’è bisogno nemmeno gli agricoltori (che in futuro potranno contare sui bacini d’accumulo idrico promessi dalla Regione) avrebbero bisogno di svuotare il lago. Ed i 4 comuni rivieraschi che dicono? «Nel 2008 hanno ricevuto circa 10 milioni di euro dalla Regione per realizzare opere compensative – spiega Bordiga – e di fatto è stato comprato il loro consenso». Ultimo affondo degli ambientalisti: «Oggi il lago sta lentamente tornando ad acquistare la naturalità che aveva. È una risorsa per il turismo e le comunità locali. Tuteliamolo. Se c’è il rischio di una paleofrana si agisca su di essa. La galleria non toglierebbe il rischio di una catastrofe. Serve solo per tornare a svuotare il lago».
La critica Siamo convinti che si tratti di un enorme sperpero di denaro pubblico