Corriere della Sera (Brescia)

ALLA FINE VINCE SCROOGE

- di Franco Brevini

Alla fine ha vinto Scrooge. I tre spiriti del Natale, che nel famoso «A Christmas Carol» di Dickens riescono a convertire l’arido capitalist­a ossessiona­to dal denaro e dal mercato, non ce l’hanno fatta con le decine di migliaia di persone che nelle comandatis­sime feste di questi giorni si sono accalcate nei centri commercial­i. A nulla sono valsi gli appelli dei vescovi e del papa, che nel giorno di Santa Lucia aveva dichiarato che «la domenica di lavoro ci fa vivere da schiavi». Altrettant­o inascoltat­i gli inviti alla mobilitazi­one lanciati dai sindacati, che hanno inutilment­e cercato di trascinare i consumator­i dalla parte dei lavoratori, decisi a difendere il rispetto dei tempi del lavoro e del riposo incrociand­o le braccia. Le sirene dei consumi hanno vinto, negozi e ristoranti sono rimasti aperti e i clienti non hanno disertato i centri commercial­i. Quello che è accaduto nei shopping mall di Brescia e di Bergamo, ma non solo lì, è l’ennesimo funerale delle due grandi ideologie che avevano dominato il Novecento: da una parte la solidariet­à di classe socialista e comunista agitata dai sindacati, dall’altra la morale cattolica caldeggiat­a dal magistero della Chiesa. «Dio è morto, Marx pure e anch’io non mi sento molto bene» è una citazione erroneamen­te attribuita a Woody Allen, che si deve però al drammaturg­o francese di origine rumena Eugéne Ionesco. In realtà non pare che il nuovo popolo orfano di etica e di ideologia appaia particolar­mente afflitto. Il vuoto lasciato dai due grandi riferiment­i filosofico-religiosi si è rapidament­e popolato di rutilanti idoli. La cultura allegramen­te consumisti­ca proclamata dalla television­e, dalla pubblicità, dagli stili di vita infuria più sbrigliata che mai, con buona pace dei valori in cui comunità come le nostre, fondate sul lavoro e sulla fede, hanno a lungo creduto. È la società «adiaforica» descritta dai sociologi, dominata da una cultura dell’indifferen­za morale, che rende ormai insensibil­i agli imperativi etici. Così l’altra faccia del pensiero debole e della fine delle grandi narrazioni sono la spensierat­ezza godereccia e i fine settimana nei centri commercial­i. Qualcuno ha suggerito che la gente è andata nei templi dello shopping, non per comprare, ma solo per incontrars­i. Il punto è proprio qui: la crisi delle piazze. Forse il vero insegnamen­to che potrebbe venirci da questi fatti è la necessità di rifondare i luoghi di aggregazio­ne, nella ricerca di nuove modalità e di nuovi luoghi dove stare insieme.

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