Hotel Alabarda, si sgombera Ma nessuno sarà per strada
Le rassicurazioni dell’assessore. Il presidio di Diritti per tutti
Era il 29 maggio del 2015: entrarono in una cinquantina, stranieri e non. Con l’aiuto di Magazzino 47 e dell’associazione Diritti per tutti forzarono l’ingresso e occuparono l’hotel Alabarda (inutilizzato da tempo) in via Labirinto. Coppie, soprattutto famiglie con bambini — uno è nato lì, nel frattempo — persone sole. E senza casa. Che chiedevano alla Loggia di aprire una trattativa con la proprietà dello stabile affinché stipulasse una convenzione per dare modo ai senza tetto di restare. C’è chi aveva perso tutto dopo che le fiamme avevano divorato l’appartamento, chi era rimasto senza lavoro, chi è stato piantato dalla moglie.
Oggi, oltre due anni dopo, in quell’albergo vivono in più di sessanta persone. Con tredici bambini. E nelle ultime ore è arrivato l’annuncio, irrevocabile, dello sgombero: irrevocabile e imminente. Si procederà all’inizio di gennaio. L’associazione Diritti per tutti insorge e per oggi pomeriggio (dalle 15) organizza una manifestazione di protesta sotto la Prefettura, in piazza Paolo VI. Obiettivo: rivendicare «soluzioni alternative dignitose per tutti». Altrimenti, «nel caso in cui non si daranno risposte positive alle persone che stanno occupando per necessità» non staranno a guardare.
Ma è proprio dalla Loggia che arrivano rassicurazioni. Nessuno resterà per strada. E tutti avranno un tetto sotto cui dormire. E questo grazie all’applicazione del così detto decreto Minniti, cui si ricorse d’urgenza, negli ultimi mesi, dopo le tensioni e i fermo immagine di guerriglia urbana e migranti «buttati» fuori dai palazzi registrati per gli sfratti nella Capitale. Sulla questione sta lavorando l’assessore alla Casa e ai Servizi sociali Marco Fenaroli. In sostanza prima di procedere con lo sgombero dell’Alabarda «sarà necessario trovare una sistemazione alternativa a chi ci vive». A maggio ragione considerando tutti i minori che in questo albergo ad oggi ci sono. Un’altra casa, insomma. Nella complicatissima ricerca di un «equilibrio» tra le rispettive esigenze, tra tutela della legalità e dell’inviolabilità delle proprietà altrui ma anche di chi una casa non ce l’ha, il Viminale ha fissato quindi uno spartiacque tra un prima e un dopo: niente più sfratti senza piano B. Per chi ne ha diritto. L’incombenza spetta ai comuni. «Nessuno rimarrà per strada», garantiscono dalla Loggia. Incontri e confronti si susseguono, tra Comune e Aler, per vagliare opzioni, possibilità, soluzioni. Va dall’Alabarda, dunque, a oltre due anni dalla sua occupazione, ma per alloggiare altrove.
Intanto, nel primo pomeriggio e mentre la pioggia battente concede una brevissima tregua, una ragazza e un ragazzo rientrano a piedi in albergo con le borsine della spesa piene. Ma c’è anche chi esce. Un saluto: «A dopo».