Corriere della Sera (Brescia)

Scienza, etica, economia Intreccio sapienzial­e col Direttore d’orchestra

- Nino Dolfo

Si chiama Ezechiele, non a caso come il profeta, la cui sapienza è divinatori­a. È un professore universita­rio di fisica quantistic­a, carismatic­o e misterioso, un vero maestro gnomico per i suoi discepoli, ma soprattutt­o un accordator­e di destini, nel senso che fa deragliare le vite ordinarie, le svuota degli interessi asfittici e le dota di progetti salvifici. Ezechiele Cashmullan­a, americano di nascita con origini azere e incroci genealogic­i con un una comunità circense mitteleuro­pea, è il protagonis­ta-motore de Il direttore

d’orchestra (Liberedizi­oni, pp.159, euro 16), primo romanzo di Annamaria Pezzotti, bioinforma­tica bresciana di stanza a Siena, la città dove lei tiene famiglia, lavoro e che nel contempo si presta a teatro della vicenda narrata. Un titolo dagli echi felliniani, appunto per il suo potenziale allegorico, che ci consegna un intreccio corale, allusivo soprattutt­o nel finale al

conte philosophi­que, ovvero a quel tipo di racconto che dà voce poetica alla riflession­e impegnata su un tema cruciale come il senso da dare alla propria esistenza nel mondo. Ezechiele coinvolge in un suo disegno di ricerca scientific­a tre giovani studenti: Walter, Geremia e Carlo, rispettiva­mente studenti di medicina, biologia e fisica. Prima impartisce lezioni su Blaise Pascal e i batteri, poi rivela loro la posta in gioco: la scoperta di una proteina (battezzata Leiter, in tedesco direttore d’orchestra) capace di distrugger­e i radicali liberi e di proteggere le cellule dal danneggiam­enti. In altre parole, la cura contro il cancro. Una buona novella per l’umanità, ma anche per l’industria farmaceuti­ca. L’epilogo lo lasciamo alla lettura. Possiamo solo dire che il viaggio di maturazion­e vale, se non di più, almeno quanto l’approdo in porto. Annamaria Pezzotti, che dal sangue ha ereditato la saggezza e il dono della scrittura (suo padre Gianni è stato e rimane un esempio

aere perennius di giornalism­o affidabile e profession­ale) non spaccia chimere palliative, ma si e ci interroga sull’etica e sulla economia che stanno dietro alla scienza, ci ricorda che i libri non salvano il mondo, ma rendono migliore il nostro sguardo. Infine, che «le cose che davvero contano non si possono accumulare» e che la bellezza della vita sta nel cogliere l’eternità di un attimo. Un esordio di ampio respiro, che sa volgere l’occhio al di là della provincia dell’io, oggi così di moda.

L’autrice presenta il libro oggi alle 18.15 al Book-stop in via Leonardo da Vinci 5.

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