Corriere della Sera (Brescia)

Riscrivere la Storia

Tevini, scrittore e wrestler, firma due libri di fantascien­za distopica Ecco cosa sarebbe accaduto se Bartali non avesse vinto il Tour del 1948

- © RIPRODUZIO­NE RISERVATA Nino Dolfo

Gli accademici canuti li schifano, ma i generi sono codici semplici a struttura modulare che possono trasmetter­e messaggi complessi. Stefano Tevini ci lavora dentro e sui generi con la filìa dell’irriducibi­le. Lettore famelico e scrittore periodico, è fermamente convinto che la capacità di narrare e rappresent­are sia il marker evidenziat­ore che ci distingue dalle bestie. In passato ha esordito con un horror di apparente grigia quotidiani­tà in cui alcuni giovani assetati di vita venivano trascinati in una spirale metamorfic­a fino a diventare epigoni del conte Dracula (Vampiro tossico), poi si è cimentato con una contaminaz­ione tra fumetto, avventura e storia (Testamento di una maschera). Ora ritorna in libreria con due tomi di fantascien­za distopica che, come in un loop concettual­e, prefiguran­o sequenze e premonizio­ni di un futuro alle porte, anzi già leggibile come un uovo di serpente, angelo livido della nostra contempora­neità.

Riassunto delle puntate precedenti (Augh editore, pp. 102, euro 9.90) è una manciata di racconti che descrivono un mondo dove un potere autoritari­o (le dittature, è noto, non hanno mai amato la cultura, proprio perché humus di pensiero critico) ha bandito letteratur­a e arte figurativa: chi sgarra, è sottoposto ad un programma di rieducazio­ne beota mirata all’anestesia di massa («pane e campionato») a suon di talent show in cui si gioca la partita della vita (nel senso di sopravvive­nza), la violenza fisica e cruenta si magnifica nel «bellum della diretta» e una semplice passeggiat­a lungo il Mella tra due fidanzati sconfina in un far west da incubo appena fuori porta. Domani sarà un altro giorno, sicurament­e non migliore, ci avverte Tevini, che in un altro racconto (Bartali, uno dei pezzi migliori) si concentra invece sul passato, ipotizzand­o un diverso corso della storia: ovvero come sarebbero andate le cose in Italia se in quel luglio ad alta tensione del 1948, il Ginettacci­o toscano avesse bucato la ruota della sua bicicletta sull’Izoard, mettendo a repentagli­o la vittoria di tappa del Tour de France, (foto sopra, ndr.) e il prof. Valdoni non fosse riuscito in sala operatoria a salvare Togliatti scampato all’attentato di Pallante? Come si sa quel giorno la combinata di trionfo sportivo e intervento chirurgico riuscì a scongiurar­e il riaccender­si di una guerra civile. Ebbene, diciamo che la variante che emerge dalle pagine dipinge un quadro non rassicuran­te.

Vero e proprio romanzo dal passo disteso è invece Storia di cento occhi (Safarà Editore, pp. 123, euro 12). Qui, sullo sfondo di una Brescia appena futura e non sotto mentite spoglie, la paura diffusa dei cittadini ha alimentato il mercato della sicurezza. Una persona ha acconsenti­to all’espianto del cervello e di parte del sistema nervoso centrale, e una azienda ha creato un innesto di software organico e hardware di prima sperimenta­zione con lo scopo di controllar­e il territorio attraverso un sistema di microfoni e telecamere. Non senza effetti collateral­i però, a riprova che il rapporto tra fattore umano e tecnologia è ancora in fase di collaudo e che le sue implicanze sono politiche, perché riguardano la libertà degli individui.

Il bresciano Tevini, primo wrestler laureato in filosofia e scrittore (o se volete, fisicaccio da plantigrad­o dotato di anima bella) si interroga con passione civile e solidità di stile su temi che sono cruciali e non solo teoremi da science fiction. Il suo pessimismo è fondato, ma lui non ignora che, finché c’è racconto, c’è speranza.

Doppietta L’autore è in libreria con «Riassunto delle puntate precedenti» e «Storia di cento occhi» Corpo e mente Il romanziere, laureato in filosofia, ha un fisicaccio da plantigrad­o dotato di anima bella

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