ORATORI DI LUMEZZANE: LA «SERRATA» DEI BAR DEVE FAR RIFLETTERE GLI ADULTI
sono una madre e oggi una nonna che ha sempre dedicato molto tempo alla vita della parrocchia. Recentemente a Lumezzane i sacerdoti hanno deciso di chiudere per alcuni giorni i bar di tutti gli oratori dopo alcuni episodi di vandalismo. Mi sembra una scelta molto grave, che rispecchia però una situazione divenuta inaccettabile e che interpella tutti noi adulti.
anch’io sono rimasto colpito dal caso-Lumezzane. Se fossimo all’interno di una vertenza sindacale verrebbe da parlare di vera e propria «serrata» dei bar oratoriani dell’Unità pastorale. La situazione che viene denunciata fa impressione. Nel documento si parla di «risse organizzate con comportamenti omertosi da parte di molti ragazzi» e poi di furti, danneggiamenti, scarso decoro, volgarità e bestemmie, sporcizia, abuso di alcol e altro. Un quadro desolante, crudo ma realistico del «disagio giovanile». Nel deserto dei luoghi di aggregazione per adolescenti gli oratori sono ormai l’ultimo presidio: lì i giovani possono ancora vivere spazi di libertà e autogestione. Ed è lì che si scaricano i problemi. Il caso di Lumezzane contiene però almeno tre elementi di positività: il primo è il fatto che i sacerdoti si sono mossi in maniera concorde e unitaria, scegliendo un atto simbolico ma fortemente evocativo. Il secondo è che il fenomeno è stato denunciato con estrema chiarezza, senza reticenze per il buon nome degli oratori. Il terzo è che i sacerdoti si appellano alla responsabilità degli adulti: per sentirsi coinvolti come educatori, per vigilare sul comportamento dei ragazzi, per reprimere gli atteggiamenti inaccettabili. Troppo spesso noi adulti deleghiamo ad altri la custodia e financo l’educazione dei nostri figli, salvo intervenire come loro difensori d’ufficio al primo accenno di critica, reprimenda o sanzione verso loro comportamenti scorretti. Se non ci sarà questa presa di coscienza i bar degli oratori (e non solo a Lumezzane) faranno bene a rimanere ancora chiusi. E per molto tempo.