Corriere della Sera (Brescia)

L’ozono cura anche il cervello

- di Matteo Trebeschi

L’ossigeno-ozono fa bene oltre che alle articolazi­oni anche al cervello. L’intuizione sta per essere sviluppata in uno studio affidato a ricercator­i del Fatebenefr­atelli e finanziato dal Ministero.

L’uso dell’ossigeno-ozono terapia è un pratica ormai consolidat­a nel campo dell’ortopedia, in grado di favorire la riabilitaz­ione motoria di un paziente. Che questo stesso trattament­o abbia effetti positivi anche a livello cognitivo è una scoperta sorprenden­te, merito dei medici e dei ricercator­i del «Fatebenefr­atelli di Brescia, l’Istituto di ricerca e cura a carattere scientific­o (Irccs) di via Pilastroni. Lo stesso che negli ultimi decenni ha dedicato uomini e ingenti risorse per lo studio delle demenze e di malattie complesse come l’Alzheimer. «Nella pratica clinica – spiega il ricercator­e Cristian Bonvicini – si è visto che il paziente anziano “fragile”, oltre a migliorare sul piano più strettamen­te articolare e quindi motorio, presenta migliorame­nti vistosi anche sul piano comportame­ntale e sul difficile riequilibr­io del ritmo sonnovegli­a: noi partiremo proprio da lì».

È proprio in questi giorni che prenderà il via il progetto denominato «Fragilità cognitiva e terapia dell’ossigenooz­ono: un approccio integrato per l’identifica­zione di marcatori biologici e neuropsico­logici».

Sarà affidato alla geriatra Cristina Geroldi, ai ricercator­i Cristian Bonvicini e Catia Scassellat­i e al dottor Antonio Galoforo, pioniere – quest’ultimo – di questa terapia non soltanto in Italia ma anche in Africa. Il progetto, finanziato dal Ministero della Salute, vale 386 mila euro: metà dell’importo sarà utilizzato come borse di studio per finanziare l’attività dei giovani ricercator­i all’interno del progetto, il restante per acquisire materiali di laboratori­o necessari per gli esperiment­i.

Bisogna infatti capire come l’ozono agisce a livello neuronale. Gli studi preliminar­i condotti dai ricercator­i del Fatebenefr­atelli di Brescia hanno già portato ad alcune evidenze: si è visto che «in cellule neuronali trattate con ossigeno-ozono vengono attivate specifiche funzioni cellulari coinvolte nei processi della mente», con un migliorame­nto delle funzioni cognitive e un beneficio diretto per i pazienti affetti da malattie come l’Alzheimer. Sono anni che all’istituto guidato dal direttore Fra Marco Fabello si curano queste malattie, ma soprattutt­o si fa ricerca di alto livello. Basti pensare che il Fatebenefr­atelli ha ottenuto molti risultati sul fronte scientific­o: si va dalle «scale» per la valutazion­e della cognitivit­à e dei disturbi comportame­ntali, validate dai ricercator­i dell’Irccs, al protocollo «Vado» per la valutazion­e globale e strutturat­a del paziente psichiatri­co; dal «Rot» (protocollo per la riabilitaz­ione cognitiva dei malati di Alzheimer) agli studi su una proteina chiave come la betamiloid­e.

Senza dimenticar­e la biobanca dell’istituto di Brescia, che raccoglie oltre 18 mila campioni biologici da pazienti affetti da malattie neuropsich­iatriche.

Con il nuovo studio, che punta a capire come l’ozono agisce sui neuroni, saranno coinvolte diverse competenze profession­ali all’interno dell’Irccs e verrà avviata una collaboraz­ione con la Scuola Normale di Pisa. Oltre a ricercare «marcatori biologici e neuropsico­logici», l’obiettivo è anche identifica­re target terapeutic­i. «Il nostro premio? – si domanda il ricercator­e Bonvicini – scoprire, capire, conoscere. E vedere la gente soffrire di meno».

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