Corriere della Sera (Brescia)

Ornella Vanoni si racconta al Teatro Morato

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Nel pantheon zoomorfico della canzone italiana (la Tigre di Cremona, la Pantera di Goro, l’Aquila di Ligonchio, l’usignolo di Cavriago…) non le hanno mai trovato un animale-simbolo. Il che, di questi tempi, equivale ad una onorificen­za. Interprete di gran classe dal timbro unico e particolar­e (la sua voce «è come un profumo. Dopo averla ascoltata ci si sente bene. Immersi in qualcosa di bello che rimane», parola di Jovanotti), Ornella Vanoni è l’ultima diva, una delle più longeve: venerdì sera (ore 21.30) sarà al Gran Teatro Morata in concerto. Titolo «La mia storia». Ed è una grande, lunga parabola artistica tutta da riascoltar­e quella di Ornella, che sul finire degli anni ‘50, da attrice impegnata del Piccolo, si ritrova «cantante della mala», quando Giorgio Strehler, in collaboraz­ione con Dario Fo, Gino Negri, Fausto Amodei e Fiorenzo Carpi, si ispira a vecchie ballate dialettali per mettere in musica furfanti, spari, poliziotti, malfattori, carcerati, balordi e minatori. La bella e struggente «Ma mi», per esempio, fu scritta per la Vanoni, che all’epoca calcava la scena del teatro di via Rovello accanto a Tino Carraro, Sergio Fantoni, Valentina Fortunato, Virna Lisi nei Giacobini di Federico Zardi, regia di Strehler appunto, suo pigmalione e spasimante. Il destino è segnato. Subito dopo l’incontro Gino Paoli — altra storica e scandalosa liaison per quei tempi— la avvicina alla canzone d’autore e alla collaboraz­ione autore-interprete di brani memorabili. Paoli scrive per lei celebri canzoni d’amore, tra cui «Senza fine», «Che cosa c’è» e «Sassi«. Luigi Tenco le regala «Mi sono innamorato di te »e Franco Califano le consegna «La musica è finita». Gli anni ‘70 ne segnano la consacrazi­one grazie ai successi di «Domani è un altro giorno» e «L’appuntamen­to». Prima di andare a Sanremo per la nona volta, Ornella sfoglia dunque a Brescia la sua carriera, per ricordare gli amici e raccontare la sua musica, che sa anche di jazz e bossanova. Oltre ad alcuni titoli già menzionati, nel repertorio della serata, che contempla molti aneddoti, non dovrebbero mancare «Vedrai vedrai» di Tenco, l’indimentic­abile Enzo Jannacci con la cover di «Vengo anch’io. No, tu no», standard americani del calibro di «Just in Time», nonché le atmosfere venate di soul black music, come «Love Is a Losing Game», tributo alla prediletta Amy Winehouse e «Io che amo solo te» di Sergio Endrigo. Info allo 030348888 dalle 9 alle 13 o TicketOne.

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