Chailly e Grosvenor «rinfrescano» Grieg
Ma sì che è già primavera, una primavera nordica, tersa e azzurrina: almeno alla Scala, dove l’altro ieri Riccardo Chailly e la Filarmonica hanno fatto fiorire freschissimo tutto lo slancio romantico del norvegese Edvard Grieg. Dodici anni dopo l’esecuzione alla Scala con Kempf, Chailly riapre la partitura del Concerto per pianoforte op. 16 con un altro giovane solista inglese, Benjamin Grosvenor. È il programma che questa sera insieme porteranno a Londra, avvio della tournée diretta poi a Budapest, Parigi e Vienna. Il suono di Grosvenor vince per limpidezza, ma anche per i dettagli affettuosi: esempio, nel primo Allegro, per come tornisce la progressione del tema iniziale, prima leggermente più forte e staccato, poi piano e più legato, come una risposta interiore. Più interiore è anche la lettura che Chailly dà della Quarta Sinfonia di Ciajkovskij: non il solito passaggio trionfale, qui il Tema del Destino squilla sferzante e negli archi inocula un malessere che si propaga; l’orchestra si divincola, gli incisi dei legni sembrano sgocciolare sfiniti. Magnifico cesello di equilibrio, soavità e dolore: così anche nella melodia senza fine dell’Andantino; o nello Scherzo pizzicato, un volo di menestrelli-fantasma, vagamente maligni, che Chailly dirige solo con la punta dell’indice della mano sinistra...