Pastore (Arpa): tante criticità ma Brescia non è terra dei fuochi
Maria Luisa Pastore a marzo lascerà la direzione dell’Arpa Brescia e traccia un bilancio dei suoi 4 anni di lavoro, una vademecum per il suo successore. La criticità principale restano il sito Caffaro, la falda cittadina inquinata da cromo, le 10 discariche di rifiuti speciali, le tante aziende che trattano scorie (il 26% di quelle lombarde). Ma le emissioni inquinanti delle industrie sono in netto calo e «i tempi sono maturi per riutilizzare le scorie d’acciaieria, evitando l’apertura di nuove discariche». Per questo, dice, «è eccessivo parlare di Brescia come di nuova terra dei fuochi».
Dei magistrati hanno definito Brescia la “nuova terra dei fuochi”. Concorda? Qual è il rapporto con la Procura?
«Non utilizzerei questa definizione perché, pur riconoscendo la gravità di molte situazioni, per lo più legate a scempi di un passato in cui non ci si preoccupava dell’ambiente, qui le problematiche sono presidiate, anche grazie all’attenzione e alla sensibilità dei cittadini. Il rapporto con la Procura è buono: il dipartimento da sempre fornisce il supporto tecnico richiesto. Dallo scorso settembre abbiamo riassunto il ruolo di Ufficiali di polizia giudiziaria (ruolo che era stato tolto dalla giunta Formigoni nel 2011, ndr)».
Sito Caffaro, smog, emissioni industriali, discariche, falde inquinate: quale priorità lascerà in consegna al suo successore?
«Difficile dare una risposta ma nessuno dei temi citati andrà trascurato: abbiamo mappato in modo definitivo il sito Caffaro e continua il monitoraggio delle acque sotterranee per valutare nuove criticità di contaminazione. Spero che il commissario Moreni possa finalmente procedere con le azioni previste sullo stabilimento. Sulle emissioni delle acciaierie sono stati ottenuti buoni risultati con riduzioni significative dei microinquinanti, ma il percorso di miglioramento non si deve fermare. In quanto alle discariche Arpa controlla quelle di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, che sul territorio bresciano sono una decina, e l’impegno è quello di mantenere un buon livello nell’accuratezza dei controlli. Per quanto riguarda a falda, l’inquinamento più grave è quello da cromo VI determinato dalle galvaniche situate a sud dello stabilimento Caffaro. Il problema è la realizzazione e l’efficacia degli interventi di messa in sicurezza e bonifica».
Nodo discariche: le situazioni più critiche? La Regione ha approvato l’indice di pressione, Aib è ricorsa al Tar. Sono maturi i tempi per un riutilizzo delle scorie di acciaieria che eviterebbe l’apertura di nuovi siti?
«La pianificazione è materia della Regione. Dal punto di vista tecnico i tempi per l’utilizzo sicuro delle scorie sono senza dubbio maturi. È indispensabile però una normativa adeguata che consenta a tutti — operatori industriali, amministratori locali, controllori — di avere regole certe e adeguate alla tipologia di materiali, che consentano di verificare la sussistenza dei requisiti per il loro riutilizzo».
I report del suo dipartimento sono diventati base di lavoro per la commissione bicamerale Ecomafie. L’import di rifiuti, soprattutto rottami ferrosi, implicano criticità?
«Sull’utilizzo dei rottami ferrosi e sui loro requisiti qualitativi sono stati fatti importanti approfondimenti con un progetto finanziato dalla Regione e condotto dal dipartimento di Brescia ancora con il dottor Sesana, condivisi anche dalle associazioni di categoria».
Questione controlli: Arpa sconta carenze d’organico. Il contrasto dei reati dovrebbe essere un principio cardine per avere un ambiente più sicuro.
«Spero ci siano evoluzioni positive che consentano un adeguato presidio del territorio. Non è importante solo il contrasto dei reati, ma anche la prevenzione».
Le scorie industriali Sono maturi i tempi per l’utilizzo sicuro delle scorie d’acciaieria, evitando l’apertura di nuove discariche, ma è indispensabile una normativa adeguata