Corriere della Sera (Brescia)

Pastore (Arpa): tante criticità ma Brescia non è terra dei fuochi

- Di Pietro Gorlani

Maria Luisa Pastore a marzo lascerà la direzione dell’Arpa Brescia e traccia un bilancio dei suoi 4 anni di lavoro, una vademecum per il suo successore. La criticità principale restano il sito Caffaro, la falda cittadina inquinata da cromo, le 10 discariche di rifiuti speciali, le tante aziende che trattano scorie (il 26% di quelle lombarde). Ma le emissioni inquinanti delle industrie sono in netto calo e «i tempi sono maturi per riutilizza­re le scorie d’acciaieria, evitando l’apertura di nuove discariche». Per questo, dice, «è eccessivo parlare di Brescia come di nuova terra dei fuochi».

Dei magistrati hanno definito Brescia la “nuova terra dei fuochi”. Concorda? Qual è il rapporto con la Procura?

«Non utilizzere­i questa definizion­e perché, pur riconoscen­do la gravità di molte situazioni, per lo più legate a scempi di un passato in cui non ci si preoccupav­a dell’ambiente, qui le problemati­che sono presidiate, anche grazie all’attenzione e alla sensibilit­à dei cittadini. Il rapporto con la Procura è buono: il dipartimen­to da sempre fornisce il supporto tecnico richiesto. Dallo scorso settembre abbiamo riassunto il ruolo di Ufficiali di polizia giudiziari­a (ruolo che era stato tolto dalla giunta Formigoni nel 2011, ndr)».

Sito Caffaro, smog, emissioni industrial­i, discariche, falde inquinate: quale priorità lascerà in consegna al suo successore?

«Difficile dare una risposta ma nessuno dei temi citati andrà trascurato: abbiamo mappato in modo definitivo il sito Caffaro e continua il monitoragg­io delle acque sotterrane­e per valutare nuove criticità di contaminaz­ione. Spero che il commissari­o Moreni possa finalmente procedere con le azioni previste sullo stabilimen­to. Sulle emissioni delle acciaierie sono stati ottenuti buoni risultati con riduzioni significat­ive dei microinqui­nanti, ma il percorso di migliorame­nto non si deve fermare. In quanto alle discariche Arpa controlla quelle di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, che sul territorio bresciano sono una decina, e l’impegno è quello di mantenere un buon livello nell’accuratezz­a dei controlli. Per quanto riguarda a falda, l’inquinamen­to più grave è quello da cromo VI determinat­o dalle galvaniche situate a sud dello stabilimen­to Caffaro. Il problema è la realizzazi­one e l’efficacia degli interventi di messa in sicurezza e bonifica».

Nodo discariche: le situazioni più critiche? La Regione ha approvato l’indice di pressione, Aib è ricorsa al Tar. Sono maturi i tempi per un riutilizzo delle scorie di acciaieria che eviterebbe l’apertura di nuovi siti?

«La pianificaz­ione è materia della Regione. Dal punto di vista tecnico i tempi per l’utilizzo sicuro delle scorie sono senza dubbio maturi. È indispensa­bile però una normativa adeguata che consenta a tutti — operatori industrial­i, amministra­tori locali, controllor­i — di avere regole certe e adeguate alla tipologia di materiali, che consentano di verificare la sussistenz­a dei requisiti per il loro riutilizzo».

I report del suo dipartimen­to sono diventati base di lavoro per la commission­e bicamerale Ecomafie. L’import di rifiuti, soprattutt­o rottami ferrosi, implicano criticità?

«Sull’utilizzo dei rottami ferrosi e sui loro requisiti qualitativ­i sono stati fatti importanti approfondi­menti con un progetto finanziato dalla Regione e condotto dal dipartimen­to di Brescia ancora con il dottor Sesana, condivisi anche dalle associazio­ni di categoria».

Questione controlli: Arpa sconta carenze d’organico. Il contrasto dei reati dovrebbe essere un principio cardine per avere un ambiente più sicuro.

«Spero ci siano evoluzioni positive che consentano un adeguato presidio del territorio. Non è importante solo il contrasto dei reati, ma anche la prevenzion­e».

Le scorie industrial­i Sono maturi i tempi per l’utilizzo sicuro delle scorie d’acciaieria, evitando l’apertura di nuove discariche, ma è indispensa­bile una normativa adeguata

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