IL TONO MINORE DI UNA CAMPAGNA
Dunque si vota. Domenica quattro marzo si va alle urne,comincia la primavera,si chiude una campagna elettorale che, anche da noi, è stata veloce,quasi inutile, certo in tono minore. Poche le cose da ricordare, molte quelle che servono a testimoniare disaffezione, indifferenza, marginalità di interessi. Il documento comune delle dodici associazioni di categoria è forse il solo riferimento di un impegno collettivo, il riconoscimento che la politica ha ancora un senso e un ruolo per la gestione della nostra società. Per il resto si può solo valutare la profonda mutazione del rito elettorale che ha visto il totale predominio dei social, dei media, delle tv nel rapporto fra partiti ed elettori. E in questa direzione il secondo motivo conduttore di rilievo è stato l’assoluto predominio di pochi leader autorizzati a personalizzare al più alto grado di intensità l’identità dei propri partiti. I programmi, i progetti, perfino le promesse mirabolanti hanno avuto la loro prova di verità non nei documenti, nelle prove scientifiche, nei ragionamenti compiuti, ma nell’esclusività rappresentativa, nella riconoscibilità, nella moltiplicazione visiva e sonora dei leader. Una battaglia combattuta insomma fra non più di una decina di volti nazionali ai quali è stata delegata la conquista dei mille seggi parlamentari in palio. Così, sul territorio bresciano, è stato impossibile assistere alla nascita di qualche nuovo campione, di qualche promessa avviata alla politica, di una classe dirigente autorevolmente rappresentativa. Le poche piazze pubbliche sono state occupate dalle avvisaglie di qualche tensione, la voglia di qualche scontro tra opposti. Che è parso ovunque la misura fisica di un possibile degrado, il rischio di un tempo democratico carico di disagi e che vorrebbe affidarsi ai rumori e alle crepe pericolose dello scontro. Per il resto pochissimi incontri, vuoti come i tabelloni degli spazi elettorali,un tempo disputati in reciproche rappresaglie notturne di colla e manifesti. Non è andata meglio per la campagna regionale. Molti i contatti personali, ma la specificità della competizione,così importante per Brescia e la sua provincia, non è riuscita a prevalere sulla dimensione nazionale della tornata elettorale. La politica generale ha prevalso sulla amministrazione delle cose. E così è apparsa senza sconti la malattia della politica, non più considerata il centro della vita collettiva,la dimensione prima della democrazia. È un rischio di cui la partecipazione al voto definirà meglio la dimensione. Certo è un malessere che deve tormentare le coscienze di tutti.