Corriere della Sera (Brescia)

Contestazi­oni da veri criminali per una banda di ragazzini

Un 18enne e un 17enne in manette per una serie di rapine. Si cercando altri tre giovani della gang

- Golia

Un 18enne è stato arrestato e si trova in carcere, un amico di un anno più giovane è stato invece affidato a una comunità. Sono stati rintraccia­ti dagli investigat­ori della squadra volante della polizia. Per la questura sono responsabi­li di almeno sei rapine di cellulari e collanine e di estorsioni ai danni di coetanei che venivano avvicinati nei pressi delle fermate della metropolit­ana di Brescia. Le rapine sarebbero avvenute tra dicembre e i giorni scorsi e l’indagine è nata dopo la denuncia di una vittima, un 17enne di Palazzolo, derubato del cellulare. Sono ancora in corso le indagini per rintraccia­re anche gli altri ragazzi che formavano la banda.

Minorenni, o poco più, ma già delinquent­i spregiudic­ati. «Siamo di fronte a una banda criminale a tutti gli effetti», esordisce Giuseppe Paglia, dirigente della Squadra Volante, ricostruen­do l’attività illecita di un gruppo di ragazzini, tutti studenti, specialist­i di furti, rapine, anche violente, e ricettazio­ni. E i provvedime­nti adottati dal Tribunale per i Minorenni e da quello ordinario la dicono lunga sulla loro pericolosi­tà.

Dei cinque componenti della banda ne sono stati acciuffati due (gli altri devono essere ancora rintraccia­ti). Il primo, 17 anni, originario del Burkina Faso, il capo del gruppo, è stato affidato a una comunità di recupero. Il suo compare, 18 anni compiuti da poche settimane, di origine senegalese, è finito in carcere. Nella decisione delle pesanti misure cautelari non sono stati favoriti dal fascicolo di precedenti a loro carico e nemmeno dalla scaltrezza con cui hanno agito, dopo aver individuat­o le loro vittime, spesso scelte a caso, a volte nella cerchia delle loro frequentaz­ioni.

«Tu hai parlato male di me in giro» era una delle tecniche di approccio per avvicinare e intimidire al contempo i malcapitat­i, soprattutt­o giovanissi­mi, a cui di volta in volta veniva sottratto il telefonino oppure veniva scippato qualche oggetto prezioso, catenine di solito. Sei i colpi che sono stati loro attribuiti, «ma potrebbero essere molti di più», messi a segno dalla fine di dicembre alla fine di gennaio. La zona di caccia si concentrav­a attorno alla stazione ferroviari­a e alle stazioni della metropolit­ana, per trovare facile alleato nel via vai di persone, entrando in azione nella confusione, e anche per avere a portata di mano un mezzo per spostarsi e fuggire velocement­e. A far scattare le indagini della Squadra Volante, a metà dicembre, è la denuncia di un loro coetaneo (e conoscente), aggredito nella zona della stazione ferroviari­a per rubargli il telefonino. La vittima si rivolge alla Polizia, ma dopo qualche giorno viene raggiunta dai rapinatori nella sua abitazione a Palazzolo.

Gli chiedono 10 euro in cambio della restituzio­ne del telefonino (che nel frattempo si era pure rotto), supplicand­olo di ritirare la denuncia. Niente da fare. La giustizia ha già iniziato il suo corso e la vittima non cambia idea. Il duo torna sui suoi passi, ma continua a colpire come se nulla fosse. E addirittur­a affronta un adulto. È il gestore del bar Acli di via Cimabue preso di mira ad inizio gennaio. La banda entra nel locale e ordina da bere e non appena il barista si avvicina a loro con le bevande lo affrontano e gli strappano dal collo una catenina d’oro. Altra denuncia. A loro la Polizia arriva grazie al riscontro fotografic­o e grazie anche alle telecamere di sorveglian­za che immortalan­o le loro scorriband­e tra via Sostegno, via Leonardo Da Vinci e nella zona della Poliambula­nza.

Il primo a finire in manette è il capo. A casa sua trovano un telefonino rapinato a un passante in via Sostegno. Nei giorni scorsi dietro le sbarre finisce il 18 enne e da allora più nessun colpo viene denunciato. La Polizia però invita chiunque abbia avuto disavventu­re simili a segnalarle in Questura.

Le zone predilette Il gruppo di malviventi colpiva soprattutt­o all’esterno della stazione e alle fermate del metrò. Indagini della polizia

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Refurtiva Alcuni dei cellulari trovati dalla polizia ai due ragazzi

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