Liste d’attesa, Asst in campo
Ecco quanto rende la libera professione in corsia. Richiami per i medici indisciplinati
Lettere di richiamo ai medici che «saltano» l’agenda senza preavviso e per quelli che fanno visite private durante i turni di guardia. C’è anche questo fra le misure adottate dagli ospedali per «tagliare» i tempi di attesa per le visite. Lo si evince dai documenti che le Asst hanno prodotto in Regione per spiegare il loro operato. Fra questi anche il peso che la libera professione ha sui bilanci.
Ci vogliono due mesi per una colonscopia all’ospedale Civile di Brescia, meno di due settimane a Desenzano, 57 giorni a Chiari e quasi 8 mesi in Poliambulanza. Certo, si tratta di casi non urgenti né da “bollino verde” – per i quali esiste un’altra agenda – ma quella stessa colonscopia, se richiesta in libera professione, è molto più veloce: nel caso della Poliambulanza si pagano 90 euro e l’esame lo si prenota dal sito della fondazione, con l’attesa che si riduce a tre giorni. Il rapporto tra liste d’attesa istituzionali (con la mutua) e attività liberoprofessionale (privata) intreccia l’attività quotidiana dei medici che hanno, da una parte, l’urgenza del reparto e dei casi che salgono dal Pronto soccorso e, dall’altra, le esigenze di pazienti che non possono rimandare troppo gli esami importanti. Sulla discrepanza tra mutua e attività privata lavora da alcuni anni il “Comitato di controllo” di Regione Lombardia, incaricato di far sì che non ci siano squilibri. Si prenda, ad esempio, l’Asst del Garda. In una nota del 2016, il direttore sanitario segnala che un chirurgo dell’ospedale di Desenzano non si è recato in ambulatorio in una giornata di metà agosto. E questo «senza aver dato disposizioni per la chiusura e/o lo spostamento dell’agenda di prenotazione». Stesso discorso a maggio per un urologo e, a luglio, per un ortopedico di Gavardo.
Dimenticanze che comportano «un risvolto negativo» anche per il “bilancio” dell’azienda. Che dall’attività libero-professionale (dati 2016) ricava quattro milioni di euro (48 mila prestazioni) contro i 43,5 milioni dell’attività istituzionale (2,5 milioni di prestazioni). Nel presidio di Desenzano la mammografia ha tempi così ristretti (6 giorni) che l’attività privata è minimale: nel secondo semestre del 2016 si contavano 30 esami in regime di pagamento contro i 3.141 del divisionale. Per la visita cardiologica l’attività privata è più incisiva: 624 casi contro i 2.698 dell’attività istituzionale (Desenzano). Mentre nell’ospedale di Manerbio l’equilibrio è diverso: a fronte di 2.052 visite cardiologiche, la libera professione ne contava 815 e l’attività istituzionale 1.237. Se si guardano le attese medie nell’Asst della Franciacorta, si vede che per molti esami i tempi superano quelli richiesti dalla Regione: è il caso della mammografia (69 giorni contro il limite di 30) o dell’ecografia dell’addome completo (61 giorni contro il limite di 40). La visita neurologica, invece, rispetta i tempi previsti: a Chiari, nel 2016, i medici hanno effettuato oltre 14 mila visite all’interno dei tempi e dei costi del SSN, solo 547 sono state le visite in libera professionale. L’attività privata pesa di più in ambiti come l’urologia (11%), mentre in ortopedia incide per l’1,7%. Più l’ospedale è grande e pieno di specialisti – come il Civile – e più è facile avere richiesta di esami: con la mutua o tramite attività privata. «Ma il rapporto è di 20 a 1, in termini di volumi» è la precisazione degli Spedali Civili. Che dall’attività libero-professionale fatturano tra i 12 e 13 milioni di euro. In questi ultimi anni il Civile ha comunque provveduto a regolamentare l’attività libero-professionale in orari «da stimbratura», quando i medici hanno terminato il lavoro istituzionale. E comunque dopo le due o le quattro del pomeriggio. Un orario scelto anche perché – da controlli interni – era emerso che 14 dottori erano stati segnalati (tra giugno e settembre 2016) per una «situazione di debito orario» superiore alle 14 ore.
Numeri comunque bassi, se si considera che sono oltre cinquecento i medici dell’Asst Spedali Civil che visitano anche in libera professione. Dai controlli era però emerso (sempre nel 2016) che qualcuno faceva attività privata durante i turni di “pronta disponibilità” o guardia: in tutto, 19 camici bianchi. Casi segnalati e risolti.
Al lavoro
● Il tema delle liste di attesa è al centro del lavoro di un comitato di controllo regionale che qualche mese fa ha chiesto una serie di dati per capire come le aziende fanno fronte alle criticità