IL TEATRO E LA DEMOCRAZIA
Le montagne non si incontrano, gli uomini sì: la citazione dal Talmud potrebbe essere assunta come premessa o mantra di una Carta costituzionale del teatro ancora tutta da scrivere. Il teatro è infatti fin dall’antichità il luogo sociale dell’incontro, in cui la comunità è chiamata a riflettere su se stessa e sul proprio destino. La sua natura è eminentemente politica perché riguarda il senso dello stare al mondo della collettività tutta, la sua formazione critica, anche se il teatro è cosa ben diversa dalla politica. Il teatro a Brescia gode di buona salute, lo ripetiamo ancora una volta. Attorno al centro motore e gravitazionale del Ctb, ruotano molte altre realtà, tutte degnissime con la propria vocazione e specificità. Realtà che sono la testimonianza di un fermento diffuso che qualifica il lavoro dei gruppi e soprattutto l’offerta culturale, quest’ultima indice di un benessere misurabile non solo in termini economici e di servizi. Tra questi gruppi non può passare in cavalleria l’ultimo allestimento di Scena sintetica, piccolo ensemble che da anni con cocciuta e sofisticata coerenza persegue una sua linea di ricerca e che, come in quest’ultima messinscena, si interroga sul rapporto inscindibile e complementare tra politica e teatro, i due lobi cerebrali della democrazia. Una questione vitale in tempi grami in cui i vasti spazi di libertà sono infestati dai frutti avvelenati dell’egoismo della maggioranza silenziosa, dal culto del particolare, da una ignoranza che diffonde soprattutto sui social il contagio. Orazione sulla dignità della polis è il titolo della pièce scritta da Giampiero Pomelli per la regia di Antonio Fuso (Domenica Lorini, Armando Leopaldo, Paolo Djago sono gli interpreti). Oratoria come esercizio attivo del dibattito politico, dignità come rispetto del valore della persona, di qualsiasi persona, polis come luogo del confronto e della cittadinanza responsabile: tre temi caldi e cruciali che vengono declinati partendo da un episodio narrato da Tucidide: quello della esecrabile disputa tra la «democratica», si fa per dire, Atene e i Melii. La posta in gioco è il diritto alla terzietà, l’obiezione di coscienza rispetto al comando armato della ragion di Stato, della logica di potenza e dei blocchi. Scena sintetica ha consegnato uno spettacolo elegante come un vaso minoico e per niente provinciale, che è pure una lezione di educazione civica, onorando il teatro. Che è incontro, o meglio un evento che taglia il percorso di una vita rendendola differente da come era prima. Venerdì e sabato le ultime due repliche a San Desiderio.