Università, Brescia sta con le grandi ma in classifica perde posizioni
Nella «Qs Ranking» scivola nella fascia 750-800, peggiora anche Medicina
Le classifiche internazionali sulle università sono sempre da prendere con le pinze, e anche molto grosse possibilmente. Magari non sono proprio fake news o spazzatura come sostengono alcuni, ma prudenza ce ne vuole. I parametri scelti possono far cambiare le graduatorie in misura notevole, così come il peso che viene loro assegnato. Insomma, non sono sacre scritture. Detto questo, e con le pinze in mano, le classifiche da un anno con l’altro da parte degli stessi organismi possono indicare se non altro delle tendenze. E qui arriviamo alle considerazioni relative all’università statale di Brescia, almeno stando alla QS Ranking, che ha analizzato qualcosa come 48 fattori diversi e ha messo in fila 960 atenei di tutto il pianeta, selezionati tra una più ampia gamma di circa 4 mila università a livello globale.
In tali parametri, meglio metterlo in premessa, grande peso ha il valore reputazionale, il che ovviamente non aiuta un ateneo di nascita recente rispetto a mostri sacri quali Harvard, Mit, Stanford o Cambridge. E Brescia, quindi? La Statale quest’anno si trova nel gruppo tra la posizione 751 e la 800. In calo rispetto al passato: nel 2015 era nel gruppo 650-700, nei due anni passati era genericamente superiore a 700. Significa che è peggiorata? Non necessariamente a onor del vero, dal momento che come viene osservato nelle note esplicative della classifica (www.topuniversities.com) quest’anno sono stati modificati alcuni raggruppamenti e quindi non sarebbe corretto dedurre che il «+701» dello scorso anno sia meglio del «751-800» di quest’anno. Un po’ peggio del risultato del 2015 però sì. Questo per quanto riguarda la classifica generale.
Se si entra nel dettaglio dei corsi di studio, per Brescia una classifica c’è solo per Medicina, tradizionalmente il fiore all’occhiello dell’ateneo; nel 2015 e nel 2016 era nel gruppo 301-400, nel 2017 è scivolato nel gruppo 351-400, quest’anno nella cinquantina 401-450. Insomma, anche qui sembra si registri una difficoltà di tenuta, il che probabilmente non significa che si stia peggiorando nella qualità della ricerca e dell’offerta didattica, ma che anche altri stanno correndo.
Paragonare Brescia ai mostri sacri del pianeta sarebbe però irrispettoso per entrambi, meglio restare all’interno dei confini. Anche in questo caso Brescia non viene però premiata. Abbiamo letto di alcuni risultati lusinghieri ottenuti da Politecnico (170esimo in classifica generale), Bocconi, Sapienza (per Archeologia), ma anche Padova (296esima) o Pavia (551-600) non se la passano male. Peggio di Brescia, tra i vicini, c’è solo Verona, mentre Bergamo non compare.
Ulteriore dato di dettaglio la classifica per gli atenei che hanno meno di 50 anni di vita (se la reputazione conta parecchio, chi è giovane è penalizzato in partenza, e questo è il caso di Brescia): undicesima posizione in Italia per la scuola superiore Sant’Anna (192 assoluta generale); segue Roma Tor Vergata e poi, nell’ultimo gruppo, Brescia, Milano Bicocca e Roma Tre.
Insomma, comunque la si guardi, la classifica per la Statale non è entusiasmante. Significa che bisogna piangersi addosso? No, innanzitutto Brescia compare comunque nella classifica, il che non è da buttare via. In secondo luogo a Brescia viene riconosciuto un alto tasso di lavoro di ricerca e pubblicazioni in relazione alla dimensione dell’ateneo. E, infine — e questo la classifica però non lo contempla — Brescia in Italia resta una delle università i cui laureati trovano poi più facilmente un impiego. Merito del tessuto produttivo bresciano ovviamente, ma anche di un ateneo che ha selezionato corsi di studio che risultano collegati al territorio. E questo, posizionamento nel Qs ranking o meno, non è comunque poco.