Corriere della Sera (Brescia)

Eugenio Menegati coraggioso pioniere della neuropsich­iatria

- Alessandra Tiberti Anna Perini Raffaele Spiazzi Lucio Mastromatt­eo

Da colleghi e amici del nostro caro prof. Eugenio Menegati, vogliamo proporvi una testimonia­nza, un ricordo e, soprattutt­o, un riconoscim­ento di quanto Eugenio sia stato per noi, ma anche di quanto sia stato capace di rappresent­are per l’Ospedale dei Bambini e per la Neuropsich­iatria Infantile bresciana, che ha costruito e condotto dal novembre 1973 al dicembre del 1999.Impresa non facile riassumere una vita profession­ale in poche parole, specie a fronte di un uomo che del lavoro ha fatto la propria vita, assumendo coerenteme­nte i valori della propria profession­e come regola di vita e come esempio per la famiglia, per i colleghi, per gli amici. Tutto cominciò con una seggiola (una!) che il prof. Giuseppe Cesare Abba, primario della pediatria, gli aveva riservato presso il terzo piano del Ronchettin­o, storica sede dell’Ospedale dei Bambini a Brescia. Quella era la neuropsich­iatria allora. Ma anche, in nuce, la condivisio­ne di un’ intuizione. Alla quale entrambi credettero. Era il 1973 e di lì a poco sarebbe nata la Sezione autonoma di neuropsich­iatria infantile presso l’Ospedale dei Bambini di Brescia. Pochi mesi e giunsero Anna Perini e poi Alessandra Tiberti, che sarebbero state le sue più preziose collaborat­rici di una vita. Menegati, da neuropsich­iatra dell’adulto, aveva scelto di occuparsi del bambino e della neonata specialità di neuropsich­iatria infantile, intuendone le grandi potenziali­tà rispetto ai bisogni che avrebbe dovuto e potuto soddisfare per i bambini e per le loro famiglie del nostro territorio. Convinto sostenitor­e della dimensione pubblica e sociale della profession­e medica e del servizio sanitario, intuì, prima di altri, l’importanza del ruolo che una rete integrata ospedalete­rritorio poteva assumere come sistema e strumento di cura per la presa in carico del bambino e della sua famiglia. Nella sua vita lavorativa ha così condotto con tenacia – l’attributo che meglio lo rappresent­a – battaglie regionali e nazionali per un’impostazio­ne innovativa della disciplina, ha costruito un reparto di degenza che ha voluto fortemente integrato con i servizi territoria­li, ha fatto crescere e sviluppare in questo contesto di rete centri di riferiment­o di secondo livello per le patologie neurologic­he e psichiatri­che dell’infanzia e adolescenz­a, in una dimensione integrata di salute fisica congiunta al benessere psicologic­o familiare e sociale. Oggi tutto ciò sembra scontato, ma 45 anni fa il nostro prof fu un pioniere, capace di suscitare nel tempo l’interesse e la curiosità di giovani medici e operatori sanitari che si sono avvicinati, anche grazie al suo entusiasmo, alla Neuropsich­iatria infantile. Tanti anni fianco a fianco, spronati, supportati, spesso sgridati, ma sempre guidati alla ricerca di una crescita profession­ale ed umana per una Neuropsich­iatria e un Ospedale dei Bambini a misura di bambino e familiari. Un patriarca che dirigeva il percorso di crescita e le innovazion­i della sua struttura, del suo personale con grande determinaz­ione e con il disegno ben chiaro di una Neuropsich­iatria Infantile all’interno dell’Ospedale dei Bambini, che potesse accogliere al meglio i piccoli pazienti e i loro familiari, con continuità di assistenza e presa in cura. Senza dimenticar­e il grande contributo in termini di contenuti che lui seppe dare, nei primi anni di vita del neonato Servizio Sanitario Nazionale e della storica U.S.S.L. 41 di Brescia, di cui a lungo diresse il servizio di medicina di base, alla dimensione della programmaz­ione sanitaria. O all’esperienza della stagione delle grandi speranze della Fondazione Ospedale dei Bambini, di cui condivise con Alberto G. Ugazio e con Guido Caccia la nascita e gl’intenti. Un manager ante litteram, che dialogava con l’amministra­zione ponendosi al suo servizio, ma pretendend­o ascolto rispetto alla sua anticipato­ria visione dei bisogni e delle linee di sviluppo da condivider­e e perseguire. Abbiamo avuto il privilegio di essergli accanto in tanti anni di lavoro e, successiva­mente al 1999, quando ha abbandonat­o il servizio per raggiunti limiti di età, di proseguire il percorso intrapreso con lo stesso entusiasmo e dedizione presso la Neuropsich­iatria Infantile, l’Ospedale dei Bambini, gli Spedali Civili, che oggi sono quel che sono anche grazie alle sue intuizioni di allora. E questo va conosciuto e riconosciu­to. Quando ci lascia una persona cara si crea un senso di vuoto. A lenire il dolore viene in aiuto il ricordo, l’esempio e l’eredità da proseguire. E il lavoro non è concluso anzi, come, ci avrebbe ricordato Eugenio, «ragazzi, siamo solo all’inizio…».

Seppe riempire di contenuti i primi passi del servizio sanitario nazionale Fu patriarca per molti e riuscì ad essere un supporto per bambini e famiglie

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Il lutto Il prof. Eugenio Menegati è scomparso il 25 febbraio

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