Eugenio Menegati coraggioso pioniere della neuropsichiatria
Da colleghi e amici del nostro caro prof. Eugenio Menegati, vogliamo proporvi una testimonianza, un ricordo e, soprattutto, un riconoscimento di quanto Eugenio sia stato per noi, ma anche di quanto sia stato capace di rappresentare per l’Ospedale dei Bambini e per la Neuropsichiatria Infantile bresciana, che ha costruito e condotto dal novembre 1973 al dicembre del 1999.Impresa non facile riassumere una vita professionale in poche parole, specie a fronte di un uomo che del lavoro ha fatto la propria vita, assumendo coerentemente i valori della propria professione come regola di vita e come esempio per la famiglia, per i colleghi, per gli amici. Tutto cominciò con una seggiola (una!) che il prof. Giuseppe Cesare Abba, primario della pediatria, gli aveva riservato presso il terzo piano del Ronchettino, storica sede dell’Ospedale dei Bambini a Brescia. Quella era la neuropsichiatria allora. Ma anche, in nuce, la condivisione di un’ intuizione. Alla quale entrambi credettero. Era il 1973 e di lì a poco sarebbe nata la Sezione autonoma di neuropsichiatria infantile presso l’Ospedale dei Bambini di Brescia. Pochi mesi e giunsero Anna Perini e poi Alessandra Tiberti, che sarebbero state le sue più preziose collaboratrici di una vita. Menegati, da neuropsichiatra dell’adulto, aveva scelto di occuparsi del bambino e della neonata specialità di neuropsichiatria infantile, intuendone le grandi potenzialità rispetto ai bisogni che avrebbe dovuto e potuto soddisfare per i bambini e per le loro famiglie del nostro territorio. Convinto sostenitore della dimensione pubblica e sociale della professione medica e del servizio sanitario, intuì, prima di altri, l’importanza del ruolo che una rete integrata ospedaleterritorio poteva assumere come sistema e strumento di cura per la presa in carico del bambino e della sua famiglia. Nella sua vita lavorativa ha così condotto con tenacia – l’attributo che meglio lo rappresenta – battaglie regionali e nazionali per un’impostazione innovativa della disciplina, ha costruito un reparto di degenza che ha voluto fortemente integrato con i servizi territoriali, ha fatto crescere e sviluppare in questo contesto di rete centri di riferimento di secondo livello per le patologie neurologiche e psichiatriche dell’infanzia e adolescenza, in una dimensione integrata di salute fisica congiunta al benessere psicologico familiare e sociale. Oggi tutto ciò sembra scontato, ma 45 anni fa il nostro prof fu un pioniere, capace di suscitare nel tempo l’interesse e la curiosità di giovani medici e operatori sanitari che si sono avvicinati, anche grazie al suo entusiasmo, alla Neuropsichiatria infantile. Tanti anni fianco a fianco, spronati, supportati, spesso sgridati, ma sempre guidati alla ricerca di una crescita professionale ed umana per una Neuropsichiatria e un Ospedale dei Bambini a misura di bambino e familiari. Un patriarca che dirigeva il percorso di crescita e le innovazioni della sua struttura, del suo personale con grande determinazione e con il disegno ben chiaro di una Neuropsichiatria Infantile all’interno dell’Ospedale dei Bambini, che potesse accogliere al meglio i piccoli pazienti e i loro familiari, con continuità di assistenza e presa in cura. Senza dimenticare il grande contributo in termini di contenuti che lui seppe dare, nei primi anni di vita del neonato Servizio Sanitario Nazionale e della storica U.S.S.L. 41 di Brescia, di cui a lungo diresse il servizio di medicina di base, alla dimensione della programmazione sanitaria. O all’esperienza della stagione delle grandi speranze della Fondazione Ospedale dei Bambini, di cui condivise con Alberto G. Ugazio e con Guido Caccia la nascita e gl’intenti. Un manager ante litteram, che dialogava con l’amministrazione ponendosi al suo servizio, ma pretendendo ascolto rispetto alla sua anticipatoria visione dei bisogni e delle linee di sviluppo da condividere e perseguire. Abbiamo avuto il privilegio di essergli accanto in tanti anni di lavoro e, successivamente al 1999, quando ha abbandonato il servizio per raggiunti limiti di età, di proseguire il percorso intrapreso con lo stesso entusiasmo e dedizione presso la Neuropsichiatria Infantile, l’Ospedale dei Bambini, gli Spedali Civili, che oggi sono quel che sono anche grazie alle sue intuizioni di allora. E questo va conosciuto e riconosciuto. Quando ci lascia una persona cara si crea un senso di vuoto. A lenire il dolore viene in aiuto il ricordo, l’esempio e l’eredità da proseguire. E il lavoro non è concluso anzi, come, ci avrebbe ricordato Eugenio, «ragazzi, siamo solo all’inizio…».
Seppe riempire di contenuti i primi passi del servizio sanitario nazionale Fu patriarca per molti e riuscì ad essere un supporto per bambini e famiglie