Corriere della Sera (Brescia)

Relitti intrisi di memorie e storia Mahama e la sua Africa lacerata

- Alessandra Troncana

Lacerati, rammendati, timbrati e rattoppati da migranti nel suo studio, i suoi sacchi di juta intrisi di storie e metafore esotiche e tragiche hanno invaso l’Arsenale alla Biennale di Venezia del 2015. Ora, l’archeologo di relitti Ibrahim Mahama appaga la sua ossessione per le installazi­oni ciclopiche da APalazzo Gallery (in piazza Tebaldo Brusato), dove ha portato una parete fatta di scatole lise, annerite, affastella­te. Dentro, pagine sgualcite dell’Economist, arnesi da calzolaio, pantofole e cianfrusag­lie varie. Con «In Dependence» (fino al 31 marzo), l’artista ghanese evoca le lotte indipenden­tiste, la reificazio­ne dell’uomo, le sue affinità elettive e recondite con la materia e il fascino — o la sudditanza — che subisce dagli oggetti. Ma, in senso fisico, i relitti sfiniti e deformi che compongono questo muro alludono anche alla decadenza e la interpreta­no come un motivo di ripartenza e di riflession­e necessaria per andare oltre. Con quelle scatole vecchie e il loro contenuto insignific­ante, Mahama rievoca fatti storici, memorie africane, ossimori e tracce di un passato anche personale e intimo che, inevitabil­mente, si trascina nel presente, tessendo una relazione. In mostra, anche fotografie scattate nel 2014 ma ancora inedite da cui trapela il dietro il momento dell’idea e l’inizio del lavoro. Il titolo, «In Dependence» , cita in modo palese il romanzo dello scrittore nigeriano Sarah Ldipo Manyinka, pubblicato nel 2008: una storia ambientata nella Nigeria dei primi anni Sessanta, in un’atmosfera inquieta e incerta che Mahama avverte vicina alla sua visione.

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