Bimbi resilienti e metodo Montessori
La resilienza, caratteristica che la fisica attribuisce a metalli che subendo un urto non si spezzano, traslata in psicologia si può definire malleabilità, capacità di attraversare lutti e dolori senza esserne sopraffatti, attitudine a ritrovare in sé energie che permettono di affrontare ferite dell’animo uscendone fortificati. Qualità che si auspicherebbe non necessaria ai bambini. E tuttavia, se conveniamo che sia bagaglio della persona matura ed equilibrata, dato che la vita non risparmia prove, non educare i minori ad essere resilienti significa esporli alla fragilità, che li piega o deflagra traumaticamente nell’adolescenza. È pertanto di particolare interesse il convegno di formazione che l’Associazione Montessori di Brescia propone oggi, sabato, nell’Aula Magna di via Bollani 20 sotto il titolo «Contributi per una pedagogia della resilienza». L’assunto da cui parte l’evento è che «i bambini vanno protetti e se da un lato i loro diritti vengono spesso violati, dall’altro l’infanzia subisce atteggiamenti iperprotettivi da parte degli adulti che rischiano di rendere artificiali le loro vite, di privarle di quelle piccole e grandi frustrazioni che accompagnano l’esistenza adulta e di fronte alle quali tutti hanno il diritto di farsi trovare preparati»: un malinteso eccesso d’amore è nocivo quanto il suo contrario, perché non espone all’errore, che ha in sé l’opportunità di correzione, alla ferita, che può essere cicatrizzata, alla caduta, che presuppone il rialzarsi. Il convegno privilegia il registro narrativo: le storie fanno crescere, pare il tema affidato ai relatori, a partire dalla psicologa e scrittrice Silvia Vegetti Finzi (nella foto), che nella sua ricerca ha approfondito le risorse nascoste dell’infanzia di fronte alla violenza, da lei stessa sperimentata, figlia di padre ebreo scampata alle persecuzioni naziste, per passare a Fulvio Scaparro, psicoterapeuta e scrittore impegnato a tutelare i figli lacerati dal trauma della separazione, che spesso gli adulti non sanno gestire mantenendo il ruolo genitoriale pur nel loro conflitto, e alla psicanalista e scrittrice Laura Pigozzi, nota per la sua concezione di educazione che non nega ai figli le opposizioni e le dissonanze, se utili a guadagnare l’autonomia. Una provvisoria conclusione è affidata, nel pomeriggio, a Alessandro Vaccarelli e Raffaele Mantegazza, attenti alla relazione educativa e a fornire spunti affinché la pedagogia della resilienza produca resistenza. Una suggestione teatrale è offerta dal monologo di Matteo Baronchelli, titolato «Infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso», che significativamente riprende una pagina di Primo Levi nella quale una citazione dell’Ulisse di Dante è stata occasione per far rifulgere, persino nella tragedia del lager, la bellezza e la forza dell’umano che si impone al male.