Al Teatro Sociale i Malavoglia senza speranza
È sintomatico che la barca dei Toscano, detti Malavoglia, si chiami Provvidenza. Una risposta beffarda al cattolicesimo di Manzoni.
«Verga nega ogni speranza di emancipazione dei suoi personaggi, che lottano esclusivamente per la sopravvivenza. Il cinismo di quello che viene definito come l’ideale dell’ostrica (che resiste solo se rimane attaccata allo scoglio, altrimenti viene divorata) assume nel romanzo i toni di un’oscura fatalità, di un imponderabile ancestrale. E in questa visione la riscrittura teatrale pone al centro la Natura, scandendo lo spettacolo nei passaggi narrativi delle tempeste, delle morti in mare: la tempesta dove si perde il carico dei lupini e muore Bastianazzo, la morte di Luca su una nave in guerra, la tempesta dove Padron ‘Ntoni si ferisce ed è poi costretto a vendere la Provvidenza».
Una natura matrigna? «Ma la Natura non è né buona né cattiva. Non ha morale e Verga si guarda bene dal trarla. Soccombe chi è più debole. In lui non c’è barlume di pietas o di carità cristiana».
Gli attori faranno ricorso al dialetto?
«No, abbiamo utilizzato le parole del romanzo, riportandole al discorso diretto. Ciò non toglie che si ascolteranno sonorità siciliane. Gli interpreti sono di cultura siciliana, perché quel mondo così fisico pretende una conoscenza diretta».
Richiami a La terra trema di Visconti?
«Nella sua grandezza Luchino piegò Verga alla causa sociale, noi diamo un taglio diverso. L’impianto scenico è una zattera, ispirata alla quella celebre della Medusa di Géricault, simbolo della solitudine umana e di una zolla di vita in balìa della Natura».
Sul palco, con Enrico Guarnieri, Ileana Rigano, Rosario Minardi, Vincenzo Volo, Rosario Marco Amato, Pietro Barbaro, Nadia De Luca, Francesca Ferro, Mario Opinato, Turi Giordano, Giovanni Arezzo, Gianmaria Aprile.
Interpretazione La riscrittura ha al centro la Natura: lo spettacolo è scandito nei passaggi narrativi delle tempeste
Fatalità Verga nega ogni speranza di emancipazione dei suoi personaggi, che lottano solo per sopravvivere. Il cinismo assume nel testo i toni di una fatalità