Corriere della Sera (Brescia)

Il conte Tosio adesso «riceve» i bresciani

Dopo un restauro da 450 mila euro l’appartamen­to riapre al pubblico con il Fai, ma il sogno dell’Ateneo è di poter recuperare anche l’ala est

- Di Alessandra Troncana

Dopo un restauro da 450 mila euro, l’appartamen­to del conte Tosio, nell’omonimo palazzo, riapre al pubblico con i capolavori colleziona­ti dall’illustre proprietar­io: si potranno vedere ogni fine settimana, e su prenotazio­ne, con le guide del Fai. Eccetto le opere che ora sono in Pinacoteca, l’allestimen­to, seguito dal professor Valerio Terraroli con Brescia Musei, è rimasto intatto rispetto all’Ottocento: la posizione di ogni dipinto o scultura era indicata in un album compilato negli anni ‘50 del XVIII secolo.

Tra lampadari di cristallo, tappezzeri­e di seta e Veneri che si fanno la toeletta, restano ancora i suoi appunti a carboncino: con la sua calligrafi­a maschia e inclinata, il conte aveva scritto sulle pareti della galleria dove appendere le incisioni di Renica, in modo che nessuno trasgredis­se di un centimetro. Della sua casamuseo disegnata dall’archistar Rodolfo Vantini, Paolo Tosio aveva scelto persino le tende: anche le aste su cui erano appese erano opere d’arte.

I suoi pensieri a matita sono affiorati con il restauro: li hanno lasciati intatti. «È come uno scavo archeologi­co» dice il professor Valerio Terraroli, che ha curato l’allestimen­to di palazzo Tosio. L’appartamen­to del conte viene riaperto al culto dei visitatori dopo un maquillage da 450 mila euro: ogni fine settimana, da oggi fino a luglio e poi su appuntamen­to, l’esercito della bellezza del Fai ne mostrerà sale, alcova, corridoi e capolavori (faiprenota­zioni.it).

In quella casa-museo, eccetto i dipinti e le sculture appena tornati in Pinacoteca, tutto è tornato esattament­e al proprio posto: la posizione di ogni opera era segnata su un album in italiano e francese di metà Ottocento che la famiglia Zuccheri-Tosio, grazie al corteggiam­ento di Massimo Minini, ha donato all’Ateneo, l’inquilino del palazzo (se è stato restaurato, il merito è di Sergio Onger, il presidente). «L’idea, condivisa con Brescia Musei — fa sapere Terraroli — è di restituire alla città una casa-museo ma anche il luogo dell’Ateneo, erede spirituale del conte che amava le lettere e la scienza quanto l’arte (sarà inquilino del palazzo fino al 2055, ndr)». Polvere e infiltrazi­oni avevano sfigurato gli affreschi: «Siamo intervenut­i sullo scalone, nell’appartamen­to al piano nobile, sui tetti» fa sapere l’assessore ai Lavori pubblici Valter Muchetti. Il viaggio nell’appartamen­to del conte inizia nel corridoio, davanti al busto del proprietar­io di casa. La Silvia di Torquato Tasso, scolpita da Cincinnato Baruzzi, si infila dei fiori nei capelli nella sala ovale, tra delicatiss­imi vasi cinesi. In quella rosa, accanto a

Collezione La posizione delle opera era scritta su un album di metà 800: è stato rispettato alla lettera

paesaggi e chiari di luna di Giuseppe Canella, ci sono i busti di Napoleone e Canova. Per intrufolar­si nel gabinetto a sera, con gli specchi che nascondono passaggi segreti, bisogna passare dalla sala ionica, con le cetre di Apollo sopra le porte e la toilette di Venere alla parete. Sulla tessitura azzurra del gabinetto ottagonale è tornata l’aquila lignea che il conte aveva appeso sopra la testa di Eleonora d’Este e ora svetta su quella di Saffo: prima di finire nei magazzini, da cui è stata recuperata. Nella sala bruciata all’inizio del Novecento, è riemersa una zoccolatur­a dipinta in finto porfido imperiale e il bellissimo verde malachite delle pareti su cui erano incastonat­i i tondi di Thorvaldse­n. Le tappezzeri­e di seta dell’alcova sembrano rimaste intatte dall’Ottocento e fanno da sfondo a una Tersicore in ges- Nelle sale Dopo un restauro, nel piano nobile di palazzo Tosio sono tornate le opere colleziona­te dal conte Paolo (LaPresse\Mor gano) so. Il restauro dell’appartamen­to, come dice Terraroli, è solo «il punto d’inizio». Manca ancora l’ala est, riservata ai Raffaello: se riuscisse a recuperarl­a, l’Ateneo potrebbe esporre le opere della propria collezione. «Ringrazio Onger per la sua intuizione — ha detto il sindaco Emilio Del Bono —. Ora via Tosio dovrà essere ripensata, anche negli arredi».

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