Il conte Tosio adesso «riceve» i bresciani
Dopo un restauro da 450 mila euro l’appartamento riapre al pubblico con il Fai, ma il sogno dell’Ateneo è di poter recuperare anche l’ala est
Dopo un restauro da 450 mila euro, l’appartamento del conte Tosio, nell’omonimo palazzo, riapre al pubblico con i capolavori collezionati dall’illustre proprietario: si potranno vedere ogni fine settimana, e su prenotazione, con le guide del Fai. Eccetto le opere che ora sono in Pinacoteca, l’allestimento, seguito dal professor Valerio Terraroli con Brescia Musei, è rimasto intatto rispetto all’Ottocento: la posizione di ogni dipinto o scultura era indicata in un album compilato negli anni ‘50 del XVIII secolo.
Tra lampadari di cristallo, tappezzerie di seta e Veneri che si fanno la toeletta, restano ancora i suoi appunti a carboncino: con la sua calligrafia maschia e inclinata, il conte aveva scritto sulle pareti della galleria dove appendere le incisioni di Renica, in modo che nessuno trasgredisse di un centimetro. Della sua casamuseo disegnata dall’archistar Rodolfo Vantini, Paolo Tosio aveva scelto persino le tende: anche le aste su cui erano appese erano opere d’arte.
I suoi pensieri a matita sono affiorati con il restauro: li hanno lasciati intatti. «È come uno scavo archeologico» dice il professor Valerio Terraroli, che ha curato l’allestimento di palazzo Tosio. L’appartamento del conte viene riaperto al culto dei visitatori dopo un maquillage da 450 mila euro: ogni fine settimana, da oggi fino a luglio e poi su appuntamento, l’esercito della bellezza del Fai ne mostrerà sale, alcova, corridoi e capolavori (faiprenotazioni.it).
In quella casa-museo, eccetto i dipinti e le sculture appena tornati in Pinacoteca, tutto è tornato esattamente al proprio posto: la posizione di ogni opera era segnata su un album in italiano e francese di metà Ottocento che la famiglia Zuccheri-Tosio, grazie al corteggiamento di Massimo Minini, ha donato all’Ateneo, l’inquilino del palazzo (se è stato restaurato, il merito è di Sergio Onger, il presidente). «L’idea, condivisa con Brescia Musei — fa sapere Terraroli — è di restituire alla città una casa-museo ma anche il luogo dell’Ateneo, erede spirituale del conte che amava le lettere e la scienza quanto l’arte (sarà inquilino del palazzo fino al 2055, ndr)». Polvere e infiltrazioni avevano sfigurato gli affreschi: «Siamo intervenuti sullo scalone, nell’appartamento al piano nobile, sui tetti» fa sapere l’assessore ai Lavori pubblici Valter Muchetti. Il viaggio nell’appartamento del conte inizia nel corridoio, davanti al busto del proprietario di casa. La Silvia di Torquato Tasso, scolpita da Cincinnato Baruzzi, si infila dei fiori nei capelli nella sala ovale, tra delicatissimi vasi cinesi. In quella rosa, accanto a
Collezione La posizione delle opera era scritta su un album di metà 800: è stato rispettato alla lettera
paesaggi e chiari di luna di Giuseppe Canella, ci sono i busti di Napoleone e Canova. Per intrufolarsi nel gabinetto a sera, con gli specchi che nascondono passaggi segreti, bisogna passare dalla sala ionica, con le cetre di Apollo sopra le porte e la toilette di Venere alla parete. Sulla tessitura azzurra del gabinetto ottagonale è tornata l’aquila lignea che il conte aveva appeso sopra la testa di Eleonora d’Este e ora svetta su quella di Saffo: prima di finire nei magazzini, da cui è stata recuperata. Nella sala bruciata all’inizio del Novecento, è riemersa una zoccolatura dipinta in finto porfido imperiale e il bellissimo verde malachite delle pareti su cui erano incastonati i tondi di Thorvaldsen. Le tappezzerie di seta dell’alcova sembrano rimaste intatte dall’Ottocento e fanno da sfondo a una Tersicore in ges- Nelle sale Dopo un restauro, nel piano nobile di palazzo Tosio sono tornate le opere collezionate dal conte Paolo (LaPresse\Mor gano) so. Il restauro dell’appartamento, come dice Terraroli, è solo «il punto d’inizio». Manca ancora l’ala est, riservata ai Raffaello: se riuscisse a recuperarla, l’Ateneo potrebbe esporre le opere della propria collezione. «Ringrazio Onger per la sua intuizione — ha detto il sindaco Emilio Del Bono —. Ora via Tosio dovrà essere ripensata, anche negli arredi».