LE PAROLE nascoste
Canti del Sud Usa e testi liturgici per Metamorfosi
Un appuntamento di cartello per Metamorfosi festival,nel segno di Jerzy Grotowski, uno dei grandi maestri eretici e riformatori del teatro del Novecento che cercava attraverso la ritualità dell’evento scenico la profondità più autentica delle relazioni umane. Stasera (ore 21, Sala Danze di Mo.Ca.) va in scena lo spettacolo Le parole nascoste del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards seguito da Incontro cantato (Open Choir).
Le parole nascoste è un’esplorazione creativa basata sull’interazione fra canti del Sud degli Stati Uniti, appartenenti alla tradizione afroamericana, e testi legati all’origine della cristianità, tradotti principalmente dal copto e provenienti dalla regione comprendente l’Egitto, il Medio Oriente e la Grecia. I canti liturgici della tradizione nera aprono possibilità di riscoprire vie di trasformazione e contatto. Allo stesso modo anche i testi della prima cristianità evocano voci familiari ma dimenticate.Ne parliamo con il regista Mario Biagini, unico legatario con Thomas Richards della eredità artistica di Grotowski. Perché il canto, gli chiediamo?
«Grotowski mi diceva: quando guardo indietro, ricordo che le prime cose che facevo a teatro sono sempre state legate al canto. Il canto esprime i valori più interessanti degli esseri umani. Quando una persona è molto felice o triste, muta il comportamento quotidiano e il timbro stesso della voce. Spesso canta. La musica ha un legame diretto con l’umano, va al di là delle reazioni somatiche e delle opinioni. La voce stessa ha poteri misteriosi. Si suol dire non a caso: le sue parole mi hanno toccato. Si percepiscono nella voce vibrazioni che a volte non elaboriamo in modo cosciente». Si può dite lo stesso per la danza?
«Certo. Ma non tanto la danza come forma estetica. Penso ad una festa in cui due persone ballano ed entrano in sintonia, in contatto. La danza è un veicolo di comunicazione, non la comunicazione».
Il teatro è un atto collettivo che offre una occasione partecipativa, aperta a chiunque senza distinzioni di età o di provenienza, basata
su semplici elementi di canto e danza. E anche di conoscenza dell’altro. In questo senso la vostra presenza a Metamorfosi è perfetta.
«È bello osservare cosa cambia prima e dopo uno spettacolo in termini di qualità di relazioni tra gli individui. Il mio gruppo di lavoro sta esplorando il modo in cui delle performance teatrali riescono a spingere i confini della rappresentazione al di là della poltrona rossa. Noi cerchiamo solo di allargare lo spazio di quello che noi pensiamo sia il teatro. Il nostro dovere come artisti è chiederci che senso ha quello che facciamo. Il nostro obbiettivo è di creare contesti che favoriscano l’incontro tra persone, mettendo in discussione i nostri preconcetti su che cosa siano comunità, appartenenza, identità, diversità».
L’ingresso allo spettacolo è gratuito. Con Biagini sono in scena Agnieszka Kazimierska, Pauline Laulhe, Eduardo Landim, Felicita Marcelli, Daniel Mattar, Jorge Romero Mora, Graziele Sena Da Silva.