Acqua pubblica si vota a ottobre
Mazzacani: «Sì a modelli gestionali più efficienti»
Il referendum per l’acqua pubblica slitta a ottobre, ma in provincia si farà. E, grazie al voto elettronico, potrebbe costare meno del previsto: circa un milione di euro invece che i quattro preventivati.
Il referendum per l’acqua pubblica slitta a ottobre, ma in provincia si farà. E potrebbe costare meno del previsto: circa un milione di euro invece che i quattro preventivati. Un risparmio possibile grazie al voto elettronico e alla riduzione dei componenti dell’ufficio dei seggi.
Ipotesi emerse dall’incontro tra i vertici del Broletto e i componenti del Comitato acqua pubblica. Con il presidente della Provincia, Pierluigi Mottinelli, che ha confermato di mantenere in stand-by qualsiasi procedimento di messa a gara della parte privata di Acque bresciane (il gestore unico).
«Se la scelta dei bresciani ci premierà — ha detto Mariano Mazzacani, referente del Comitato — è nostro dovere prefigurare modelli gestionali in grado di essere più efficienti di quanto non lo siano le società pubblico-private attive oggi sul mercato italiano e bresciano». Il riferimento critico è ad A2a, impegnata in un’importante opera di investimenti (in parte sostenuti da Regione Lombardia) per colmare le lacune delle infrastrutture idriche bresciane, finite al centro di un procedimento di infrazione da parte dell’Unione europea. Tradotto, per il Comitato acqua pubblica, se la multiutility investe oggi è perché ha accumulato ritardi nei decenni passati. Un caso per tutti, la mancanza di un depuratore della Val Trompia, fondamentale in un’area ad alta densità industriale-residenziale. Il progetto di costruzione adesso partirà con il primo lotto da 33,6 milioni, sostenuto in parte con 14 milioni a fondo perduto (stanziati dalla Regione) e in parte con la tariffa (18,8 milioni). A dimostrazione, secondo il comitato, che «non vi è alcuna necessità di avere un partner privato. Il metodo della tariffa — sottolinea Marco Apostoli consigliere provinciale della lista Bene comune — prevede la copertura integrale di tutte le voci di costo per il servizio». Come dire, se passa il «sì» al referendum Acqua pubblica, l’obiettivo è subentrare nella gestione dell’intero ciclo idrico della provincia. Sugli investimenti ancora da fare il Comitato non ha dubbi: il gestore pubblico subentrerà ai mutui già accesi da A2a. E sui soldi già spesi? «La liquidazione di questi investimenti fatti da A2a — spiega Apostoli — la si farà a fine scadenza dei contratti», ma sul quantum la partita è aperta: «Gli investimenti di A2A sono parte della loro opera di gestione, bisogna capire se e come stanno negli accordi con i comuni proprietari delle reti».
Certo, la premessa per qualsiasi novità è che i cittadini si esprimano: la consultazione dovrebbe costare un milione. Cifra che la Provincia dovrà trovare prima del 30 aprile, termine entro il quale il Broletto è chiamato ad approvare il bilancio di previsione 2018/20, tra le cui «pieghe» emergerà il milione che serve. Più che i soldi, però, sono le conseguenze politicoamministrative quelle che potrebbero
mettere in discussione il percorso di gestione pubblico-privata dell’acqua intrapreso dalla Provincia nel 2016, quando i sindaci votarono a maggioranza la nascita del gestore unico (Acque bresciane) come società mista. «Un’anomalia» dicono dal Comitato, visto che il referendum nazionale del 2011 confermò la volontà di mantenere l’acqua 100% pubblica. «Ecco perché la parola deve tornare ai cittadini» sottolinea Mazzacani. Che invita tutti gli amministratori a considerare l’esito del referendum di ottobre «un risultato politico». Che, per lui, non può essere ignorato dalla futura assemblea dei sindaci, chiamati a decidere sul futuro della società. In ottobre ci sarà il referendum, ma chi vuole l’acqua pubblica aprirà la campagna già il 6 aprile, con l’arrivo a Brescia di padre Alex Zanotelli, missionario che ha lavorato per anni nelle baraccopoli di Nairobi e, da quando è in Italia, si batte contro la privatizzazione dell’acqua. Per il Comitato « l’acqua è un bene comune, che non può essere mercificato». È il pilastro su cui si reggono le loro tesi.
I costi Per il Comitato non serve un partner privato. La tariffa copre tutte le voci del servizio