Un’inchiesta per scoprire i killer dei rospi
I quattro barili di olio esausto versati nel lago dei rospi a Serle sono stati sequestrati dai carabinieri forestali, mentre l’Arpa ha effettuato prelievi sul terreno per accertare il grado di inquinamento. Oggi in procura saranno depositati i primi atti per aprire un fascicolo, a carico di ignoti, per disastro ambientale.
«Un atto crudele, mirato a danneggiare il laghetto dei rospi e i progetti legati a questa area». Non ha dubbi il sindaco di Serle, Paolo Bonvicini, commentando il gesto di una mano incosciente che ha liberato circa cento litri di olio da trazione esausto dentro la pozza Meder sull’altopiano di Cariadeghe. Le quattro taniche trovate sulla riva sono state sequestrate dai Carabinieri Forestali che hanno avviato le indagini, mentre l’Arpa, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, ha effettuato prelievi a campione del terreno per valutare il livello d’inquinamento. La Procura è stata informata di quanto accaduto. Oggi saranno depositati i primi atti per aprire un fascicolo d’indagine, al momento a carico di ignoti, per disastro ambientale. Chi ha agito nella notte tra sabato e domenica, ha atteso che andassero via anche gli ultimi partecipanti alla «Notte da rospi», la serata divulgativa promossa dal Comune e dedicata al mondo di anfibi e rettili. Un centinaio i partecipanti all’escursione, molte famiglie con bambini, per l’osservazione dei rospi e delle rane dalmatine in amore. Con la certezza di non avere testimoni scomodi, qualcuno è entrato in azione provocando uno scempio. «Qualcuno che evidentemente non ama gli animali e quello che facciamo», tuona il sindaco che ha firmato una delibera che vieta l’accesso all’area. Domenica mattina una maleodorante patina nera rivestiva la superficie dello specchio d’acqua, ma anche il manto dei piccoli anfibi (sull’altopiano ne vivono almeno cinque specie). Una vista inaspettata per chi in quei boschi era solito passeggiare e andare a fare legna. L’allarme si è trasformato in un tam tam tra volontari animalisti e dell’ambiente per andare a mettere in sicurezza il laghetto e i suoi abitanti. «Sono arrivati da tutta la provincia – spiega il primo cittadino di Serle – e li ringrazio tutti per questa opera di solidarietà nei confronti di uno spazio che per noi ha un grande valore». In breve, accanto alla pozza Meder , sono state allestite due vasche per lavare e poi mettere al sicuro i rospi all’interno di in un recinto. «Ne sono stati tratti in salvo fino ad ora (ieri pomerigio, ndr) circa 6 mila, ma non possiamo dire con certezza se riusciranno a sopravvivere tutti. Bisogna capire quanto siano rimasti intossicati. E ce ne sono ancora molti da recuperare. Il danno certo è quello che riguarda le uova appena deposte, quelle sono andate tutte distrutte». Si avvicendano cinquanta volontari (alcuni arrivati domenica nel bresciano per attività antibracconaggio e poi dirottati sull’emergenza di Serle) lavorando a ritmo serrato. Il punto della situazione è stato fatto ieri mattina tra tutti gli enti preposti (Carabinieri Forestali, Arpa, Provincia e gruppi di volontari) convocati in Prefettura. «Si è deciso di chiedere la consulenza di esperti per capire esattamente cosa fare sia per l’ambiente che per la sistemazione degli anfibi». Bisogna arrivare allo svuotamento della vasca e poi procedere alla bonifica del terreno. Ieri pomeriggio il sindaco e il titolare di un’azienda specializzata, la Test1, hanno fatto un sopralluogo: la società usa un metodo particolare — una sorta di spugna assorbente (Puff) — per raccogliere il materiale e poi eliminarlo. Bisogna muoversi in tempi rapidi. «Le condizioni meteo che annunciano pioggia imminente – spiega il colonnello Giuseppe Tedeschi, comandante provinciale dei Carabinieri forestali – impongono di proteggere il terreno dalle precipitazioni, in modo che l’olio non si insinui ulteriormente in profondità, aggravando i danni già ingenti». Intanto proseguono le indagini che già sono chiaramente orientate all’atto doloso. Difficile immaginare uno smaltimento illecito fine a se stesso proprio in quel punto, spesso oggetto di polemiche in paese da parte di qualcuno che lamentava lo spreco di soldi pubblici per proteggere i rospi. «In realtà il progetto era stato avviato molti anni fa dalla precedente amministrazione – sottolinea il sindaco – attingendo a finanziamenti del Fondo Europeo per ripristinare questa e altre pozze più piccole, valorizzando dal punto
Il salvataggio Seimila anfibi sono stati recuperati, puliti e sistemati in una vasca con acqua pulita
Paolo Bonvicini Qualcuno evidentemente non ama gli animali e quello che facciamo Voglio ringraziare tutti i volontari che sono accorsi subito
Gli accertamenti Ancora da valutare il grado di avvelenamento degli animali salvati
di vista ambientale e turistico una porzione di territorio, sito di interesse comunitario, a ridosso del monumento naturale dell’altopiano di Cariadeghe». Ma a risentire della contaminazione della pozza sono anche alcune aziende agricole della zona «che la utilizzavano per abbeverare il bestiame». E in paese ora si aspetta la convocazione di un’assemblea per capire cosa sia accaduto e quale sarà il destino della pozza.