«La perfezione del giorno» di una poetessa impegnata
Il destino di ogni poeta è l’elogio dell’ombra. Perché noi siamo l’ombra che si muove nella vita in un gioco costante di ombre e di luci. «Ma c’è sempre un distacco / tra l’essere e il volere / un diverbio, un disguido: come uno / che si apparti dalla vita».
Il reale possiede lati oscuri e insospettati che possono addirittura metterlo in scacco nella capacità di ribaltamento della poesia.
Così questa nuova mirabile plaquette di Alessandra Giappi, «La perfezione del giorno» (editrice Aragno) rappresenta la maturità di una poetessa che nei versi trova un barlume di vero nella nostra contraddittoria modernità vissuta e temuta, guardata negli occhi per indagarne gli aspetti più feroci. L’elegante raccolta, edita nella più prestigiosa collana di poesia del nostro paese, gode di una entusiastica prefazione di Piero Gibellini: «Questo intreccio di etica ed estetica è un tratto caratterizzante di Giappi — scrive l’insigne italianista bresciano — profondamente convinta della funzione anche civile della poesia».
La raccolta è una intensissima, a tratti commovente, riflessione che mescola intimità e confessioni in pubblico, straniamenti e pensieri lirici, e coscienza civile. Sono quasi tutti componimenti brevi, illuminazioni cariche di vibrazione, raccolte in tre capitoli che nel titolo dicono il carico di senso, la densità del significato.
Il primo si intitola «Luoghi e non luoghi». «Vado in un luogo — scrive l’autrice — perché il suo cielo mi parli». Il secondo. «La guerra e altri misfatti», è una metafora sulla sacralità della vita. Il terzo, «La perfezione del giorno», è una sguardo amorevole sul tempo della vita.
«La vita mia è fragile e sottile», scrive con la coscienza della caducità. Nella «Lettera ad un bambino prima della fine del mondo, avverte: «Questo è un tempo in cui tutto si frantuma /e pochi sperano di vedere la stella». E dunque consiglia: «Non lasciar cadere le parole / aspetta l’amore con pazienza / sii prudente,ma curioso /… / vivi limpidamente / coltiva la sapienza / sii lieto della palma / che dal cortile arriva fino al cielo».
Alessandra Giappi raggiunge con questo volume l’apice del suo girovagare dentro la poesia che, al di là dei molti ruoli che esercita nel panorama culturale bresciano, è la sua autentica forma del talento, il luogo dove l’intelligenza esercita la sua impalpabile discreta capacità di vedere le cose. Perché la poesia porta fuori da sé, e la raccolta della Giappi concilia le conoscenza di una letteratura, quella poetica, che pare così distante dalla realtà ed invece è solo la sua più alta forma di rifrazione. È la concentrazione delle nostre impossibilità, dei nostri interrogativi, delle nostre ambizioni, anche quelle ultime: «Giungere all’ultimo giorno consentito / non voltando le spalle, con fragile ironia / in modo impeccabile andarsene».
Interrogativi e ambizioni La poesia è la concentrazione delle nostre impossibilità, dei nostri interrogativi, delle nostre ambizioni, anche quelle ultime