Comunali, il rebus astenuti Storicamente raddoppiano rispetto alle ultime politiche
Il 10 giugno potrebbe disertare le urne il 40% degli elettori
Il 24 febbraio 2013 la percentuale di astenuti bresciani alle elezioni politiche fu del 17,9%. Tre mesi dopo, in occasione delle elezioni amministrative, chi non andò alle urne al primo turno raggiunse il 34,5%, quindici punti percentuali in più. Fare previsioni su come andrà questa volta è difficile, ma il dato storico degli ultimi vent’anni suggerisce che la percentuale di astenuti alle comunali è sempre maggiore rispetto alle elezioni politiche.
Così è stato nel 2013 e così è stato anche il 13 aprile del 2008, quando gli elettori andarono ai seggi nelle stesso giorno sia per le politiche che per le amministrative. In quell’occasione, nonostante l’evidente effetto traino, ci fu comunque uno scarto di due punti percentuali e mezzo. Nelle tornate precedenti il voto tra politiche e amministrative non è mai stato nello stesso anno ma, comunque, si è sempre osservata una differenza consistente nel numero di partecipanti effettivi. A fine anni novanta, quando a Brescia gli astenuti alle politiche erano ancora meno del 10%, alle amministrative superavano già il 20% e così è sempre avvenuto negli anni successivi. Andando all’oggi, alle ultime elezioni politiche la percentuale di astenuti bresciani è stata del 22,4%, poco meno di uno su quattro tra gli aventi diritto. Un dato in crescita di oltre quattro punti rispetto al 2013. Ebbene, se quell’anno l’astensionismo alle comunali di poco successive fu del 34,5%, è facile immaginare che anche questa volta non ci si discosterà molto da quel dato. Anzi, realisticamente potrebbe essere addirittura superiore, a meno che non ci siano inversioni di tendenza al momento non pronosticabili. Significa che l’alta percentuale (intorno al 40%) di indecisi o incerti che viene registrata in questi giorni dai sondaggi potrebbe non essere troppo lontana dal dato reale di astenuti veri.
Le motivazioni all’origine della crescente astensione sono diverse. Hanno a che fare con l’invecchiamento della popolazione e la relativa minore autosufficienza, si collegano a una maggiore mobilità delle persone per questioni di svago o di lavoro, ad una crescente disaffezione per l’offerta politica: tutti fattori che tendono a far crescere il numero di elettori che poi non vanno a votare. Il sistema di voto delle amministrative tende a favorire le grandi coalizioni, lasciando solitamente poco spazio anche a forze come il Cinque Stelle (a meno di disastri delle amministrazioni precedenti, vedi Roma su tutti). Quest’anno, a Brescia, mancano peraltro anche civiche (la Piattaforma di Onofri in particolare) che nel 2013 si erano posizionate in una posizione intermedia e avevano raccolto una discreta fetta di consensi. Un vuoto da riempire, così come da conquistare sono gli indecisi dicono le forze politiche. Il dubbio, in realtà, è che quel vuoto si sia un po’ prosciugato da solo perché i cittadini vanno sempre meno a votare. Il risultato è che chi prende il 40% dei voti al primi turno, rappresenta un quarto degli aventi diritto. Il che impone, o dovrebbe, un di più di ascolto e di disponibilità al dialogo una volta al governo della città.