Corriere della Sera (Brescia)

Tonali, rondinella minorenne vicino allo storico record

All’astro nascente delle rondinelle bastano 109 minuti per diventare il minorenne con più permanenza in campo del club. Davanti ha solo Ivano Bonetti

- di Luca Bertelli

Mancano 13 giorni al diciottesi­mo compleanno di Sandro Tonali, ma potrebbe volerci una settimana in meno per vederlo in cima a una nuova classifica di precocità.

Il trascinato­re delle rondinelle di oggi vicine alla salvezza, sicura architrave delle rondinelle dell’anno prossimo che cercherann­o la Serie A (il presidente Massimo Cellino, con la puntura di spillo a Boscaglia cui ha imputato di aver schierato sabato il “ragazzino” anche se reduce da una febbre, ha manifestat­o una volta di più l’attenzione verso il ragazzo: usa bastone e carota come faceva il suo amico Gino Corioni con i tanti diamanti grezzi passati da qui), è vicino a un record storico: può diventare il minorenne ad aver giocato più minuti con la V bianca sul petto.

Gliene mancano 109, una partita e spiccioli, per superare Ivano Bonetti, capolista a sorpresa ma non troppo, dato che per due stagioni – tra il 1980 e il 1982, lui è nato il primo agosto del 1964 – si fece spazio con merito in un Brescia povero di talento, che retrocedet­te prima dalla A alla B e poi dalla B alla C. In totale, il fratello minore dei Bonetti totalizzò 1.215 minuti sommando 25 gettoni da titolare e da subentrant­e. «Sandrino», ora a quota 1107, è paragonato a Pirlo ma sin qui il parallelo più centrato è con Roberto Baronio, suo pigmalione in autunno con la Primavera prima del ritorno in prima squadra a tempo indetermin­ato: con i 90 minuti disputati contro il Cesena, Tonali ha sorpassato al secondo posto proprio il suo ex allenatore, nato l’11 dicembre del 1977 e lanciato in orbita da Mircea Lucescu sin dalle prime battute della stagione 1995-96.

I minuti giocati prima del raggiungim­ento della maggiore età furono 1.038, il suo erede – probabile tuttavia che il ragazzo, ad alto livello, possa diventare una mezzala moderna e non un regista tipo – ha già messo la freccia. Fuori dal podio, altri direttori d’orchestra cui la bacchetta è stata donata per la prima volta al Rigamonti. Eugenio Corini, altro bresciano doc (bagnolese) al pari di Bonetti (sanzenese) e Baronio (manerbiese), disputò 632 minuti da minorenne nella squadra della sua città e pochi mesi più tardi la Juventus lo bloccò. Destino simile per Bartosz Salamon, polacco, fermatosi a 631 e ceduto al Milan – dove fu una meteora - dopo essere stato convertito a difensore centrale. Al sesto posto Giorgio Milanesi, classe 42, al settimo un altro playmaker come Fabrizio Paghera, titolare del Brescia di Iachini che centrò poi la promozione con i più esperti Budel e Cordova.

Alle sue spalle, nomi che illuminano gli occhi di chi ora giovane non lo è più: Sacchella, Gei e Nova, davanti a quest’ultimo c’è Gaudenzi, arrivato ragazzino da attaccante e diventato poi centrocamp­ista del Milan di Sacchi togliendos­i persino lo sfizio di giocare e vincere la Coppa Interconti­nentale del 1990.

E Pirlo, il più amato, il più forte, il più titolato? È solo tredicesim­o. Nonostante l’esordio a 16 anni e due giorni, di minuti ne sommò solo 295 prima dei «18», meglio di lui anche Gianpietro Piovani. Questo per ricordare che Tonali ha tre partite per entrare negli annali del Brescia. Per diventare un grande calciatore, invece, ha tutto il tempo davanti.

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