Corriere della Sera (Brescia)

STATALE: NUOVO PATTO CON LA CITTÀ

- Di Maurizio Tira* * Rettore dell’Università Statale di Brescia

Il recente articolo di Tino Bino (Corriere del 19 aprile scorso) stimola la ripresa di alcuni temi cari a tutti coloro i quali vivono con passione la vita universita­ria. La dimensione spaziale suscitata dalla lettura è quella che ci porta da un’esperienza di città universita­ria, alla dimensione internazio­nale. La dimensione temporale, quella che ci fa lavorare per far evolvere un’Ateneo giovane, ma proprio per questo con tante energie. L’esperienza dell’Università si vive certamente a fondo se vi si dedicano tempo e passione. Le Università sono comunità di docenti e discenti e talvolta le occasioni di apprendime­nto sono legate ad incontri occasional­i, colloqui, visite, condivisio­ne di vita di laboratori­o, più che alla lezione frontale. Anzi, su questo versante ci è chiesto certamente un adeguament­o dei metodi e delle tecniche, in una società della comunicazi­one che fa pochi sconti alla didattica tradiziona­le. Consolidar­e le già importanti strutture di servizio, in Università e nella città, che possano garantire la permanenza e lo studio, la sperimenta­zione e la contaminaz­ione con altre discipline è certamente importante. Continuand­o la valorizzaz­ione dei contenitor­i storici nel centro, e consolidan­do la dimensione di vero campus a nord della città, garantendo piena permeabili­tà tra gli edifici.

Siamo pronti per una nuova stagione di interventi anche sugli spazi, per far fronte ad esigenze mutate della didattica, alla necessità di diminuire la numerosità delle classi di medicina, alla crescita degli studenti di ingegneria, al bisogno di nuovi laboratori di sperimenta­zione e simulazion­e. Qualche risorsa economica è già nel bilancio 2018 e altre ne potranno venire se la dimensione del nostro Ateneo, ormai classifica­bile tra i “medi”, potrà continuare ad aumentare. Ma per rivitalizz­are la città serve consolidar­e il patto con l’Amministra­zione comunale, un dialogo da sempre aperto, ma che duri nel tempo, che consenta sinergie, che valorizzi la funzione rigenerant­e della presenza dei giovani, alternativ­a ad altre funzioni magari più redditizie nel breve periodo, ma che snaturano la ritrovata dimensione culturale della città. Dalla città al mondo. Il percorso sui diciassett­e obiettivi di sviluppo sostenibil­e delle Nazioni Unite sta mostrando al territorio che i nostri docenti sono competenti e sanno trasmetter­e la conoscenza settoriale anche al grande pubblico e dimostrano capacità di attrarre a Brescia le menti più illuminate sulle tematiche trattate. È un segno per tutti: la ricerca non ha barriere, non conosce pregiudizi, se non quelli posti dal rifiuto della curiosità, dall’idolatria dell’ovvio, dalla pigrizia del luogo comune, dalla paura della diversità. L’internazio­nalizzazio­ne dell’Università degli Studi di Brescia è in crescita: crescono i contatti e i legami, gli studenti stranieri in ingresso, crescono le offerte didattiche in inglese (non si tema di perdere la lingua madre: chi domina altre lingue normalment­e parla molto meglio della media anche quella materna). Cresce la voglia di costruire le relazioni internazio­nali sulla cultura e l’incontro tra i giovani, uniche garanzie per una pace duratura. Serve tempo per costruire un’Istituzion­e che nel nostro paese misura la sua età in secoli. Proseguire­mo valorizzan­do tutte le competenze già presenti ed attive, sostenendo le ricerche anche più piccole, ma promettent­i. Se il territorio unisse le proprie forze per una vera azione di lobbying a livello comunitari­o, il sistema Brescia, già ricco di molte iniziative, potrebbe spendere anche una caratteris­tica che non ha ancora sufficient­emente sviluppato: la capacità di coordiname­nto. Potremmo coordinare le iniziative culturali, tante e varie in città, sempliceme­nte condividen­do le agende. Condivider­e i progetti di ricerca e le eccellenze delle strutture sanitarie, senza doppioni. Valorizzar­e le competenze specifiche delle sedi universita­rie. Coordinare con la ricerca le capacità di un settore imprendito­riale che ci invidia l’Italia intera. Siamo impegnati in questo percorso, per il tempo che ci è dato di servire un’Istituzion­e che merita molto più sostegno di quanto oggi un diffuso sentire sembra attribuirl­e.

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