Abusi in canonica Chiesti 10 anni per don Angelo
Il 14enne frequentava il parroco per prepararsi a ricevere il battesimo
Accusato di abusi sessuali su un ragazzino di 14 anni. Per don Angelo Blanchetti, 57 anni di Capodiponte, ieri il pm Ambrogio Cassiani ha chiesto 10 anni di carcere nella sua requisitoria davanti al giudice Roberto Spanò che ha rimandato la sua decisione al 26 giugno prossimo. Una richiesta formulata nel corso del rito abbreviato (chiesto dalla difesa anche se, pare, che la Curia avesse caldeggiato il rito ordinario), durante il quale sono stati ricostruiti quei mesi (da gennaio del 2015 a maggio dell’anno successivo) di violenze sessuali che, secondo l’accusa, il sacerdote, all’epoca dei fatti parroco di Corna di Darfo e Bessimo, ha perpetrato a un ragazzino di origine straniera che si era rivolto a lui per seguire un corso di preparazione al battesimo. Il 14enne, angosciato da quanto era stato costretto a subire, si era confidato con un altro sacerdote (a Milano, dove aveva deciso di proseguire il percorso religioso per ricevere il sacramento) e il suo racconto poi era arrivato fino agli uffici della Procura. Gli incontri nella cucina o nell’ufficio dell’abitazione del parroco a Corna di Darfo, quella coperta sistemata per terra a mo’ di tappeto, i silenzi imposti anche con le minacce: «Se parlerai, finirai all’inferno». Le descrizioni fatte dal 14enne erano state minuziose e gli investigatori avevano trovato i riscontri di quelle parole (dalla descrizione degli ambienti alla coperta, profilattici e oli lubrificanti custoditi in una cassaforte e finiti poi sotto sequestro) nella perquisizione fatta proprio a casa dell’ex parroco.
Tutto era finito nei verbali delle indagini culminate con l’arresto di don Blanchetti (che la Curia aveva subito sospeso dal servizio). al sacerdote, il 14 giugno del 2016, erano stati concessi i domiciliari. Due incontri al mese, secondo quanto riportato dal ragazzino che per mesi aveva tenuto per sé il peso di quel segreto, prima di trovare la forza di liberarsi di quell’angoscia con cui era diventato impossibile convivere. E a quei racconti, dopo l’arresto del sacerdote, ne era seguito un altro, reso da un 36enne che, sfogandosi prima sui social, aveva riferito agli inquirenti di avere subito le stesse violenze, con le stesse modalità (coperta a terra compresa), quando aveva 9 anni, quando don Blanchetti era parroco di Artogne. Abusi mai denunciati (e ora, dopo 26 anni, prescritti) che hanno lasciato strascichi psicologici indelebili, tenuti a bada ancor oggi grazie all’aiuto di un terapeuta.
Don Blanchetti, che nell’interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere, si è sempre dichiarato innocente. «Non ho mai commesso il reato di cui sono stato accusato», aveva commentato.
Tra due mesi sarà emessa la sentenza. Ma un punto fermo, per impegno della Diocesi di Brescia, era già stato messo a gennaio, prima della prima udienza del processo. In aula si era, infatti, arrivati presentando un accordo extragiudiziale per un «ristoro» deciso proprio dalla Diocesi per sostenere il ragazzino e la sua famiglia in un percorso di studi e formazione educativa.