Pubblico impiego, voto anti populismo La Uil leader in sanità, Cgil si rafforza
Ai confederali l’80% delle preferenze. Solo nella scuola la maggioranza agli autonomi
Le difficoltà non mancano, nel pubblico impiego. All’Inps la carenza d’organico è del 30%, con un «rischio collasso». La sanità denuncia da anni carichi di lavoro eccessivi e attende il rinnovo del contratto. Negli enti locali l’età media dei dipendenti è di cinquant’anni. Ma «dal 2007 a oggi il blocco delle assunzioni ha fatto sparire mille posti di lavoro. Di fatto — spiega Gianmarco Pollini della Cisl — c’è una generazione che non è entrata».
La crisi ha morso alle caviglie anche la Funzione pubblica, con i governi costretti a chiudere i rubinetti per limitare la spesa. Nonostante ciò, o forse proprio per il ruolo ancora riconosciuto ai sindacati confederali, le elezioni delle Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) hanno premiato Cgil, Cisl e Uil, che insieme hanno raccolto più dell’80% delle preferenze.
«Un voto contro il populismo» l’ha definito il segretario della Cisl Brescia, Alberto Pluda. Convinto che i lavoratori abbiano riconosciuto i risultati ottenuti anche dalle Rsu, soprattutto sul fronte della contrattazione di secondo livello. Per Pluda il voto rappresenta «una risposta precisa a chi sostiene nel Paese un’idea di divisione del lavoro e di smantellamento dei servizi pubblici». Viene quindi «premiato il lavoro fatto in questi anni», con la Uil che rimane la prima sigla negli ospedali, la Cisl che è il sindacato più rappresentativo (Scuola esclusa) e la Cgil che si rafforza, soprattutto negli enti locali. Se si guardano i seggi, ossia il numero dei delegati eletti, si capisce il peso delle organizzazioni all’interno della Funzione pubblica. Immaginando una sorta di «parlamentino», con 678 seggi (esclusa la Scuola), si nota che la Cisl ha conquistato il 40% dei delegati (272 seggi), la Cgil è vicina (220 seggi) e la Uil ne porta a casa 91, di Rsu. Gli altri sindacati, quelli autonomi o di categoria, non sfondano ma ottengono 95 delegati: la loro presenza si fa più «forte e capillare», come riconosce la Cisl. Infatti, pur mancando i risultati di 24 scuole su 145, si conferma l’anomalia del mondo della didattica: la scuola è tra i pochissimi contesti della Funzione pubblica dove il voto premia i sindacati autonomi, con 157 seggi attribuiti al Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori Scuola (Snals) che rimane il più preferenziato.
«Attenzione, però – dice Luisa Treccani – bisogna vedere se nel corso del triennio tutti i delegati Rsu porteranno fino in fondo il proprio mandato». Le rinunce degli autonomi, negli anni passati, non sarebbero mancate. Senza contare il fatto che Snals ha respinto il contratto, non firmandolo: perciò, se le Rsu potranno partecipare alla contrattazione, non si può dire lo stesso del livello territoriale del sindacato. In generale, a livello di pubblico impiego si assiste a un calo del numero di dipendenti e quindi degli aventi diritto per l’elezione delle Rsu: negli enti locali la presenza più forte è quella della Cgil, che conquista molte preferenze — a volte oltre il 60% — in quasi tutti i comuni più grandi della provincia. Non solo Brescia, ma anche Palazzolo, Desenzano, Sarezzo, Concesio, Castenedolo, Gardone.
Alberto Pluda (Cisl) Risposta a chi sostiene l’idea di divisione del lavoro e smantellamento dei servizi pubblici