Sul guinzaglio del cane tracce di polvere da sparo Così il killer si è «tradito»
Delitto del ponte di Mantova, le nuove prove contro Muratori
La corte del Riesame s’è riservata di pronunciarsi ma per la difesa di Brunetto Muratori l’udienza di ieri è andata largamente oltre il previsto. In peggio. L’obiettivo del legale era ottenere i domiciliari del 61enne arrestato per l’omicidio del 52enne Sandro Tallarico, caduto alle 9.39 del 17 gennaio sul ponte di San Giorgio a Mantova, colpito da tre proiettili alla spalla destra e al braccio sinistro. Adesso nuove prove inchiodano ancor più l’ex appartenente (come lo era la stessa vittima) a Ordine Nuovo, il movimento della destra extraparlamentare.
Le menzogne
L’indagine vecchia maniera dei carabinieri del Comando provinciale del colonnello Fabio Federici, coordinati dal procuratore capo Manuela Fasolato, ha seguito due binari paralleli. Da una parte il censimento e l’analisi particolareggiata dei movimenti delle persone quella mattina transitate sul ponte, parzialmente coperto dalle telecamere che per fortuna funzionavano; dall’altra parte, una volta identificato un sospettato, ovvero Muratori (faceva freddo e tirava vento eppure durante il percorso aveva tolto i guanti), gli investigatori si erano concentrati sull’analisi «totale» del presunto assassino. Intanto Muratori, il quale contro Tallarico covava un odio lontano, un odio ricambiato che risaliva
In laboratorio Le scoperte dei Ris sugli indumenti dell’uomo. Trovati proiettili «compatibili»
La difesa
L’avvocato del presunto assassino ha chiesto i domiciliari per motivi di salute
al periodo politico e di scontri in piazza contro i «nemici», aveva mentito sui propri spostamenti: quelle telecamere avevano mappato tragitti completamente opposti rispetto a quanto dichiarato dal killer. Che ai carabinieri aveva riferito d’aver accompagnato il cane in un’area in cerca di tartufi. Ecco, il cane.
Giubbotto e borsello
Al ponte, Muratori era arrivato pedalando in bicicletta e con appunto un cane al guinzaglio. Nonostante sia, oppure si creda, un esperto di armi e balistica, aveva commesso degli errori. Le tracce di polvere da sparo sulla mano rimangono poche ore, tanto che nell’esame dello Stub (il «prelievo» dei residui) il tempo è un fattore determinante; l’esame deve avvenire entro cinque, sei ore al massimo (il limite «consigliato» è di tre ore) con l’accortezza che il sospettato non si lavi le mani, e infatti bisogna stare attenti anche se chiede d’andare in bagno. Muratori aveva avuto un lungo periodo a disposizione prima di sottoporsi allo Stub e credeva d’esser salvo; ma dal laboratorio degli specialisti del Ris dei carabinieri sono state estratte molte particelle di polvere da sparo sul giaccone, dentro il borsello, sugli occhiali da sole e sul guinzaglio. Il killer si era sì liberato dell’arma (aveva levato quei guanti per una miglior presa), mai trovata e forse interrata nei boschi dopo il ponte. Però si era dimenticato di tutto il resto o pensava non sarebbe stato determinante.
L’arsenale domestico
Dei proiettili esplosi, due non erano usciti dal corpo di Tallarico, che dopo aver parcheggiato la Mercedes era diretto nel negozio gestito dal fratello, un’antica cappelleria. I proiettili, che non erano partiti dalle tre pistole detenute regolarmente a casa da Muratori, erano compatibili per le intrinseche caratteristiche tecniche a 15 pistole semiautomatiche presenti in banca dati. Di quelle pistole, appena 6 sono di marca Beretta. In un cassetto dell’abitazione dell’omicida, assai conosciuto a Mantova per l’abitudine di girare e insultare chiunque a cominciare dai ragazzi africani, i carabinieri avevano scovato due caricatori per una Beretta modello 34 perfettamente sovrapponibile alle pallottole letali. Il quadro d’insieme, già forte, alla luce delle recenti scoperte (la polvere da sparo su indumenti e guinzaglio) complica il futuro di Muratori, il cui avvocato ha chiesto gli arresti domiciliari in ragione di motivi di salute, che peraltro possono essere gestiti anche in prigione.