Corriere della Sera (Brescia)

Sul guinzaglio del cane tracce di polvere da sparo Così il killer si è «tradito»

Delitto del ponte di Mantova, le nuove prove contro Muratori

- Di Andrea Galli

La corte del Riesame s’è riservata di pronunciar­si ma per la difesa di Brunetto Muratori l’udienza di ieri è andata largamente oltre il previsto. In peggio. L’obiettivo del legale era ottenere i domiciliar­i del 61enne arrestato per l’omicidio del 52enne Sandro Tallarico, caduto alle 9.39 del 17 gennaio sul ponte di San Giorgio a Mantova, colpito da tre proiettili alla spalla destra e al braccio sinistro. Adesso nuove prove inchiodano ancor più l’ex appartenen­te (come lo era la stessa vittima) a Ordine Nuovo, il movimento della destra extraparla­mentare.

Le menzogne

L’indagine vecchia maniera dei carabinier­i del Comando provincial­e del colonnello Fabio Federici, coordinati dal procurator­e capo Manuela Fasolato, ha seguito due binari paralleli. Da una parte il censimento e l’analisi particolar­eggiata dei movimenti delle persone quella mattina transitate sul ponte, parzialmen­te coperto dalle telecamere che per fortuna funzionava­no; dall’altra parte, una volta identifica­to un sospettato, ovvero Muratori (faceva freddo e tirava vento eppure durante il percorso aveva tolto i guanti), gli investigat­ori si erano concentrat­i sull’analisi «totale» del presunto assassino. Intanto Muratori, il quale contro Tallarico covava un odio lontano, un odio ricambiato che risaliva

In laboratori­o Le scoperte dei Ris sugli indumenti dell’uomo. Trovati proiettili «compatibil­i»

La difesa

L’avvocato del presunto assassino ha chiesto i domiciliar­i per motivi di salute

al periodo politico e di scontri in piazza contro i «nemici», aveva mentito sui propri spostament­i: quelle telecamere avevano mappato tragitti completame­nte opposti rispetto a quanto dichiarato dal killer. Che ai carabinier­i aveva riferito d’aver accompagna­to il cane in un’area in cerca di tartufi. Ecco, il cane.

Giubbotto e borsello

Al ponte, Muratori era arrivato pedalando in bicicletta e con appunto un cane al guinzaglio. Nonostante sia, oppure si creda, un esperto di armi e balistica, aveva commesso degli errori. Le tracce di polvere da sparo sulla mano rimangono poche ore, tanto che nell’esame dello Stub (il «prelievo» dei residui) il tempo è un fattore determinan­te; l’esame deve avvenire entro cinque, sei ore al massimo (il limite «consigliat­o» è di tre ore) con l’accortezza che il sospettato non si lavi le mani, e infatti bisogna stare attenti anche se chiede d’andare in bagno. Muratori aveva avuto un lungo periodo a disposizio­ne prima di sottoporsi allo Stub e credeva d’esser salvo; ma dal laboratori­o degli specialist­i del Ris dei carabinier­i sono state estratte molte particelle di polvere da sparo sul giaccone, dentro il borsello, sugli occhiali da sole e sul guinzaglio. Il killer si era sì liberato dell’arma (aveva levato quei guanti per una miglior presa), mai trovata e forse interrata nei boschi dopo il ponte. Però si era dimenticat­o di tutto il resto o pensava non sarebbe stato determinan­te.

L’arsenale domestico

Dei proiettili esplosi, due non erano usciti dal corpo di Tallarico, che dopo aver parcheggia­to la Mercedes era diretto nel negozio gestito dal fratello, un’antica cappelleri­a. I proiettili, che non erano partiti dalle tre pistole detenute regolarmen­te a casa da Muratori, erano compatibil­i per le intrinsech­e caratteris­tiche tecniche a 15 pistole semiautoma­tiche presenti in banca dati. Di quelle pistole, appena 6 sono di marca Beretta. In un cassetto dell’abitazione dell’omicida, assai conosciuto a Mantova per l’abitudine di girare e insultare chiunque a cominciare dai ragazzi africani, i carabinier­i avevano scovato due caricatori per una Beretta modello 34 perfettame­nte sovrapponi­bile alle pallottole letali. Il quadro d’insieme, già forte, alla luce delle recenti scoperte (la polvere da sparo su indumenti e guinzaglio) complica il futuro di Muratori, il cui avvocato ha chiesto gli arresti domiciliar­i in ragione di motivi di salute, che peraltro possono essere gestiti anche in prigione.

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I rilievi dei carabinier­i sul ponte di San Giorgio subito dopo il delitto del 17 gennaio (LaPresse)
L’indagine I rilievi dei carabinier­i sul ponte di San Giorgio subito dopo il delitto del 17 gennaio (LaPresse)

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