Lavoro e polemiche negli ipermercati E i sindacati sfidano la linea del Comune
Negozi aperti da via Torino a corso Vercelli
Dal caffè all’aperitivo, sia oggi sia il Primo Maggio, la città non farà mancare nulla. In entrambe le giornate festive saranno aperti bar e ristoranti in quantità, soprattutto nelle tradizionali arterie commerciali ma anche in aree più lontane dal centro, come Niguarda, via Padova e via Mac Mahon. Tutto il resto è shopping, ma anche polemica.
Esattamente come avvenuto a Pasqua, anche per queste festività non mancheranno negozi, centri commerciali e supermarket aperti. Il consueto sondaggio interno di Confcommercio lascia prevedere per entrambe le giornate attività intensa (circa il 90 per cento di aperture) in via Torino, corso Buenos Aires, corso Vittorio Emanuele (e Galleria), corso Vercelli, corso di Porta Romana e anche via Piero della Francesca. Queste ultime due, al pari delle zone più periferiche ma commercialmente vivaci, più che altro per l’offerta di esercizi commerciali. In tutta la città i dettaglianti saranno prevalentemente chiusi, con la sola eccezione di una quota non superiore al 20 per cento del settore alimentare. Nel campo dell’abbigliamento, invece, a livello cittadino sono attese aperture dal 30 al 40 per cento.
Per quanto riguarda la grande distribuzione, alcune catene, come Pam e Iper, hanno scelto di convocare tutti al lavoro sia per oggi sia per il Primo Maggio, altre (Esselunga, Leroy Merlin, Brico, Auchan e Ikea) aprono oggi ma terranno le serrande abbassate per la Festa dei lavoratori. È questo il fronte più caldo perché i sindacati non contestano l’obbligatorietà della prestazione di lavoro nei giorni festivi applicata da alcune aziende. Per questo la Filcams Cgil ha avviato una strategia basata sulla proclamazione di scioperi che offrono copertura ai lavoratori che non vogliono rispondere alla chiamata in servizio. Per la giornata di oggi non risulta nessun caso, anzi è stata lasciata libertà di scelta anche in situazioni in cui esisterebbe l’obbligo contrattuale (disconosciuto dai sindacati) di lavoro festivo. Ma restano aperte alcune situazioni in vista del Primo Maggio. «Il punto è che per noi restano illegittime le lettere di assunzione che prevedono l’obbligatorietà della presenza nei festivi — spiega Marco Beretta, segretario della Filcams di Milano — e per questo auspichiamo che la politica metta mano alle norme, modificando il cosidetto decreto Salva Italia».
Contro la deregulation introdotta dal governo Monti sono schierati anche i commercianti. «Avevamo un calendario che, a livello regionale, prevedeva 25 chiusure all’anno e consentiva a tutti, lavoratori e negozianti, di avere anche qualche giornata di festa da trascorrere in famiglia — ricorda Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano — ma con la liberalizzazione totale decide tutto il mercato, perché chi chiude quando tutti gli altri aprono rischia di perdere clientela». Barbieri condivide e definisce «lungimiranti» le parole del sindaco Beppe Sala: «Penso che sul 25 Aprile si possa anche immaginare una apertura dei negozi — ha detto alla vigilia della festa — ma non è solo una
Il confronto Sala: capisco i commercianti, l’importante è la difesa dei diritti. Attacca la Cgil: non conosce il settore terziario
questione commerciale, mi interessa che il lavoro sia ben regolamentato e in sicurezza, con la difesa dei diritti». Però proprio su questa presa di posizione polemizza il sindacato: «È l’esatto contrario: i negozi dovrebbero restare chiusi per consentire a tutti di celebrare degnamente una ricorrenza fondamentale della nostra Repubblica — dice Beretta della Filcams — che non può essere considerata alla stregua delle merci sugli scaffali. E per quanto riguarda i diritti, ricordiamo al sindaco che è proprio nel settore del commercio e della grande distribuzione in particolare che sono messi più pesantemente in discussione. Siamo disponibili a raccontare noi al sindaco quali sono le reali condizioni di tanti lavoratori del terziario nella sua città e nell’area metropolitana».