Politica, guerra delle preferenze Resta da battere il record di Rolfi
La Lega lo ripropone insieme alla Bordonali. A sinistra si scaldano i muscoli Muchetti e Fenaroli
Per entrare in consiglio comunale bisogna essere votati. È questa la regola nelle elezioni amministrative. Lo sanno i candidati che hanno ben presente che il campione di voti da battere resta Fabio Rolfi (nel 2013 lo votarono 1.477 cittadini, alle regionali il 4 marzo è stato scelto da 1.796 elettori).
Francesco Patitucci lo sa bene che ogni preferenza è fondamentale. Al punto che nel 2013, in modo scientifico, per essere sicuro di intercettare anche i più distratti fece scrivere sul manifesto elettorale «Patitucci Francesco detto Patatucci, Panicucci, Pititucci, Pinicucci».
Abituati alle politiche, ai listini bloccati e alle circoscrizioni blindate, ci siamo dimenticati che alle amministrative la giostra è diversa e per entrare in consiglio bisogna convincere gli elettori a scrivere proprio il tuo nome sulla scheda. In queste ore, nel mentre partiti e movimenti lavorano di cesello, utile è richiamare alla memoria come andò nel 2013. Vinse Del Bono come è noto, il che facilitò non poco i candidati delle liste in suo sostegno. Maggioritario a doppio turno, chi vince si prende venti consiglieri su trentadue. I perdenti, tutti insieme, devono spartirsi i 12 posti a loro riservati.
Ebbene, nel 2013 il re indiscusso fu Fabio Rolfi, allora vicesindaco uscente della Lega Nord: 1.477 preferenze. Il secondo, per intendersi, Mattia Margaroli (Popolo delle Libertà) ne prese quasi 600 in meno. In cinque anni Rolfi è riuscito a incrementare quel pacchetto e alle ultime regionali in città ha preso 1.796 voti. Insomma, una macchina da preferenze che giustifica ampiamente la sua presenza in lista con la Lega (altra discussione è su come si concilino attività da assessore regionale e da consigliere comunale). Sul podio, nel 2013, ci finì Margherita Peroni, anch’ella del Pdl, con 851 preferenze. Paola Vilardi, l’attuale candidata sindaco, allora prese 665 preferenze. A seguire nel Pdl Giorgio Maione (556), Luigi Gaggia (442) e Roberto Toffoli (411). Tornando in casa Lega, dietro Rolfi ci finirono Simona Bordonali (451) e i due consiglieri che subentrarono, ovvero Nicola Gallizioli e Massimo Tacconi, entrambi con poco più di 200 preferenze. La Civica per Paroli portò voti e preferenze in abbondanza (ma non sufficienti), al punto che Mariangela Ferrari e Francesco Puccio presero ben 503 preferenze. Questa volta Ferrari sostiene ma non gareggerà direttamente, il che non è una bella notizia per Paola Vilardi.
E nel centrosinistra? I più preferenziati furono Valter Muchetti (811), Gigi Fondra (789) e Laura Parenza (769). A seguire gli altri, tutti con oltre 500 preferenze gli eletti in consiglio in prima battuta. Molto accesa fu la competizione anche all’interno di Al lavoro con Brescia: Marco Fenaroli primo con 845 preferenze (quarto assoluto), a seguire Francesca Parmigiani (664, ma questa volta non ci sarà) e Donatella Albini (426, subentrata in consiglio a Fenaroli diventato assessore). I Cinque Stelle (entrò solo la candidata Laura Gamba) non si mostrarono macchine da preferenze, anzi: tutti i candidati in lista ne presero meno di mille. Non molte ne servirono a Mafalda Gritti (258) e Fabrizio Benzoni (207) di Brescia per Passione per entrare in consiglio. Patitucci, per la cronaca, candidato della Civica a sostegno di Del Bono, vi entrò con 357 preferenze.