Corriere della Sera (Brescia)

«Devo vincere io il derby Il figlio è meglio dell’atleta»

Meo, allenatore della Vanoli Cremona e della nazionale

- Michele Gazzetti

Il primo match della storia Nba in cui si sono affrontati padre e figlio risale al 9 novembre 1976. L’allenatore dei New Orleans Jazz Butch van Breda Kolff si ritrovò di fronte Jan, ala dei New York Nets che poi giocò anche nella Virtus Bologna. Il più «vecchio» vinse 110-99 ma fu espulso per proteste, il più giovane invece chiuse anticipata­mente il match per raggiunto limite di falli. Di sicuro Meo Sacchetti si augura uno scontro generazion­ale meno acceso con Brian ma in cui il risultato possa arridere sempre al papà, come per altro già successo nell’andata quando Cremona firmò il blitz 6780 al PalaGeorge. «Ho perso il conto di quante volte ci siamo affrontati — racconta il ct azzurro —, però mi ricordo che una volta segnò anche un canestro decisivo contro la mia squadra. Ma domani non si può permettere di farlo perché adesso è grande e lo posso picchiare! (scoppia a ridere, ndr)».

Gli ha già mandato qualche messaggio per scaldare la vigilia?

«Di solito non ci sono mai sfottò tra di noi. I suoi pregi? Conosce bene la pallacanes­tro, riesce a capire quello che serve e si mette sempre a disposizio­ne. Difetti? Non lavora come suo fratello (guardia classe 1993, gioca in C nella Sansebaske­t Cremona e dà una mano alla Vanoli in allenament­o, ndr). Sono sicuro che questa frase lo farà imbestiali­re ma è la verità… Tommaso non uscirebbe mai dalla palestra».

Ha allenato Brian anche in Nazionale, che consigli gli ha dato?

«Secondo me potrebbe tirare un po’ di più, senza forzare comunque che non è nelle sue caratteris­tiche. E può lavorare di più anche sotto canestro. Però ora riesce a marcare meglio i lunghi più alti di lui, è diventato più furbo».

È vero che Drake Diener ha chiamato Brian, e non lei, per proporsi a Cremona?

«Sì, Brian mi ha telefonato dicendomi: “Ho sentito Drake, lui e Travis vogliono giocare ancora con te”. Pensavo fosse una battuta, invece era vero. I Diener sono furbi… a volte è meglio passare dalla porta di servizio.».

Ci sono tratti in comune tra di voi come giocatori?

«No, per niente. Ero molto più forte in difesa, ero più rapido, passavo meglio la palla. Brian ha un tiro migliore, ha anche 3 centimetri in più e è più magro. Posso dire che mi piace più come figlio che come giocatore: se vince sono contento ma mi fa più piacere che tutti dicano che è un ragazzo educato e a modo. Per un padre è importante che sia così: non vorrei un figlio più bravo ma scapestrat­o». All’andata Brian segnò 3 punti in 18 minuti.

«Giocammo una buona gara, riuscendo a limitare Luca Vitali e lavorando bene contro il loro pick and roll. L’assenza di Hunt? È un giocatore importante, ma secondo me i giocatori determinan­ti di Brescia sono altri: i Vitali, Landry e Moss.

Michele sta facendo una stagione straordina­ria.

«Mi era già piaciuto a Caserta, si vedeva che aveva la faccia tosta. È migliorato fisicament­e, ha preso sicurezza in se stesso. Credo che crescere nell’ambiente giusto, con di fianco il fratello, l’abbia aiutato molto».

Si aspettava di vedere Brescia al terzo posto a 3 giornate dalla fine? «Credo che non lo pensasse neanche Diana che ho votato tra i 3 migliori allenatori della stagione. Hanno un gruppo forte. L’ambiente ha avuto un ruolo importante. I tifosi hanno dimostrato un’ottima mentalità anche nelle sconfitte. Spero che rimanga sempre così».

In linea teorica le piacerebbe allenare un club con 6-7 giocatori italiani di primo livello?

«Se questa Italia giocasse in campionato finirebbe sicurament­e tra le prime 4. Non credo sia un’eresia».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy