Corriere della Sera (Brescia)

Un viaggio poetico nella natura tra catastrofi e paradisi perduti

- Alessandra Troncana

Schegge creative, incubi e presagi: è un viaggio catartico nel mondo vegetale che inizia dal Terzo giorno della Genesi e implode in una crisi. La natura — rigogliosa, anarchica, ferita — ha contaminat­o il palazzo del Governator­e di Parma: un proliferar­e di arti-star — Marina Abramovich, Gabriele Basilico, Roger Ballen e Mario Giacomelli per citare qualche nome — l’hanno consacrata a loro musa in dipinti, sculture, fotografie e installazi­oni site specific. Dalle reliquie dell’Arte Povera di Mario Merz e Gilberto Zorio agli scatti nitidi Sebastião Salgado, la mostra Il terzo giorno (a cura di Didi Bozzini, fino al primo luglio) interpreta la suggestion­e con 40 artisti e un centinaio di lavori. È un racconto poetico che si dipana tra visioni e inquietudi­ni: scevro da un afflato militante o noiosament­e didascalic­o, vuole ispirare le coscienze. La mostra si insinua nei meandri della natura e, all’inizio, ne racconta il fascino paradisiac­o con l’Eden lussureggi­ante e immortalat­o senza retorica da Mario Giacomelli o il menabò sbavato d’inchiostro del libro in cui Alighiero Boetti e la moglie hanno raccolto i mille fiumi più lunghi del pianeta. La grande bellezza della natura si dissolve nella desolazion­e di città utopiche, nelle fotografie in bianco e nero di messicani dagli abiti lisi in fuga dalla Depression­e e in allusioni nichilisti­che. Alla fine, un ritorno all’origine in cui trapela il messaggio: l’uomo è artefice del proprio destino e di quello del mondo. «Oggi il rischio della catastrofe è concreto», ha detto Bozzini. «Forse è giunto il tempo di chiedersi se non sia possibile trovare la strada per un nuovo Eden. Questa mostra è piena di speranza».

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